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Il citomegalovirus è presente nelle urine e nella saliva dei bimbi sotto i tre anni di età. Lavarsi frequentemente le mani, non baciare i piccoli sulla bocca o in faccia, non condividere cibo o bevande sono alcune importanti regole di prevenzione da seguire durante la gravidanza. Uno studio condotto dai ricercatori delle Università di Torino e di Pavia, ha confermato le misure di prevenzione nei confronti dell’infezione primaria da citomegalovirus (Cmv) nelle donne in gravidanza.
Quali danni per il feto
Il citomegalovirus è il principale virus responsabile di sordità e di ritardo psicomotorio congenito del feto. Questo virus può essere trasmesso da un bimbo molto piccolo alla donna incinta, soprattutto se già madre di un bambino piccolo, quando inavvertitamente porta alla bocca le manine e i piedini del bambino o oggetti contaminati, come il ciuccio. Il virus è, infatti, spesso presente nelle urine e nella saliva dei bimbi al di sotto dei tre anni di età.
Serve più informazione
La ricerca, condotta dalle cliniche ostetrico-ginecologiche universitarie dell’ospedale Sant’Anna di Torino e della Fondazione Irccs del Policlinico San Matteo dell’università di Pavia, ha dimostrato che una donna incinta ben informata sulle norme igieniche da seguire può evitare l’infezione da citomegalovirus in gravidanza.
Lo studio su 9.000 donne incinte
Per lo studio sono state coinvolte circa 9mila gestanti alle quali veniva raccomandato di lavarsi frequentemente le mani e di non baciare i bambini piccoli sulla bocca o sulla faccia, di non condividere stoviglie, biancheria, cibo o bevande. I risultati sono stati inequivocabili: mentre nel gruppo di controllo (donne non informate) 9 donne su 100 hanno contratto l’infezione da Cmv, solo 1 su 100 ha contratto l’infezione nel gruppo che aveva ricevuto adeguate informazioni.
Chi rischia di più
“Le gestanti sieronegative, ovvero suscettibili all’infezione primaria, che hanno frequenti contatti con bambini piccoli per ragioni familiari o di lavoro sono a elevato rischio di contrarre l’infezione – spiega la professoressa Tullia Todros, direttore della clinica ostetrico-ginecologica universitaria del Sant’Anna -. La trasmissione al feto è più frequente e le conseguenze per il bambino sono più gravi quando la gestante contrae l’infezione per la prima volta durante la gravidanza. Circa i due terzi di tutte le infezioni primarie avvengono in donne alla seconda o più gravidanza”.
I numeri del problema
Il citomegalovirus (Cmv) è il principale agente infettivo responsabile di sordità e di ritardo psicomotorio congenito. Si stima che ogni anno, circa 40.000 bambini negli Stati Uniti, 35.000 in Europa e 2.000 in Italia nascano con l’infezione congenita (cioè contratta durante la gravidanza) da Cmv. Il 10 – 20% di questi bambini (circa 200-400 in Italia) viene alla luce già sintomatico o svilupperà sintomi più o meno gravi nei primi anni di vita, un numero analogo a quello dei nati con la molto più nota sindrome di Down.