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Alcuni accorgimenti possono aiutare a prevenire gonfiori, infiammazioni e sanguinamenti. Tra i tanti luoghi comuni sulla gravidanza vi è quello che “ogni figlio porta via un dente”. Naturalmente non è così e, tuttavia, come per tutte le credenze popolari, anche in questo caso vi è un fondo di verità. Durante l’attesa, infatti, l’infiammazione delle gengive è un problema decisamente comune, tanto è vero che si parla di “infiammazione gravidica”. Nella maggior parte dei casi il disturbo riguarda soprattutto la parte di gengiva compresa tra i denti incisivi e quella che circonda i molari. In genere, si manifesta con l’arrossamento della zona che diventa più sensibile e irritabile e spesso arriva a gonfiarsi. Inoltre, la mucosa (il tessuto di rivestimento interno) si congestiona (cioè diventa più ricca di sangue) e infatti le gengive sanguinano anche solo a seguito di un leggero sfregamento, provocando una sensazione di fastidio e di dolore. Di solito, questo disturbo compare a partire dal secondo mese di gravidanza, si intensifica negli ultimi mesi della gestazione e poi scompare spontaneamente dopo il parto.
Che cos’è la gengivite
Con questo termine si intende un’infiammazione più o meno intensa delle gengive, cioè dei tessuti molli che circondano i denti, che spesso provoca sanguinamento. In reazione a quest’infiammazione, si verifica la cosiddetta “ipertrofia gengivale”, cioè il gonfiarsi di acqua di ogni singola cellula della gengiva. Questo rigonfiamento crea delle “tasche” tra la gengiva e la corona (la parte visibile del dente, rivestita di smalto), che diventano veri e propri ricettacoli di batteri, nelle quali questi microrganismi pullulano e si moltiplicano, alimentando l’infezione. Se non vengono rimossi dallo spazzolino, i batteri nei solchi gengivali creano una pellicola invisibile, la placca batterica, che si deposita sullo smalto della corona. Con il passare del tempo e soprattutto in quei punti difficili da raggiungere durante le normali operazione di igiene dentale (primi tra tutti gli spazi tra un dente e l’altro), la placca può trasformarsi in tartaro. A questo punto la semplice igiene orale quotidiana non basta più e diventa indispensabile recarsi in uno studio dentistico per una pulizia professionale. Le zone della bocca più colpite sono quelle anteriori: spesso, infatti, le gengive fanno più male intorno agli incisivi e ai canini. È stato, inoltre, osservato che si ha un peggioramento delle lesioni nelle donne che respirano abitualmente con la bocca invece che con il naso.
4 le cause nei nove mesi
1. Aumenta il sangue in circolo
Durante l’attesa l’organismo della donna va incontro a una serie di modifiche per adattarsi al meglio al suo nuovo stato e per garantire la buona crescita del bambino. Uno dei principali cambiamenti riguarda la quantità di sangue in circolo, che in questo periodo aumenta fino quasi a raddoppiare. Lo scopo è assicurare una corretta irrorazione di tutti gli organi della futura mamma, compresi quelli “nuovi” come la placenta (che si forma apposta per nutrire e ossigenare il feto) e gli annessi embrionali, le strutture che circondano e proteggono il bimbo nel pancione. Di conseguenza, anche le gengive in questi mesi sono più ricche di sangue. Ecco perché è sufficiente sfregarle, per esempio mentre ci si lava i denti, per farle arrossare o sanguinare.
2. Si alzano i livelli ormonali
Il corpo della futura mamma è soggetto a una serie di mutamenti causati dagli ormoni, sostanze naturali prodotte per garantire il corretto funzionamento degli organi. In particolare, nel sangue aumenta il livello degli estrogeni e del progesterone, gli ormoni tipici dell’attesa. Queste sostanze (il progesterone in particolare) agiscono sui vasi sanguigni periferici, vene e capillari, dilatandoli. Inoltre, tendono a modificare la consistenza delle loro pareti, che diventano più permeabili e lasciano, quindi, fuoriuscire il plasma (la parte acquosa del sangue). I liquidi vanno, poi, a raccogliersi negli interstizi (o spazi extracellulari), provocando inevitabilmente del gonfiore. Tutti le mucose (tessuti di rivestimento interno) acquistano così un caratteristico rigonfiamento e le gengive non ne sono esenti: anzi, poiché questa parte della bocca è particolarmente ricca di capillari, i tessuti si gonfiano con maggiore facilità.
3. La placca è più aggressiva
A prima vista potrebbe sembrare che i problemi gengivali durante i mesi dell’attesa siano dovuti a un aumento della placca batterica (l’insieme di batteri che si depositano sullo smalto dei denti e lo demineralizzano, creando le condizioni ottimali per la formazione della carie).In realtà, non si tratta propriamente di questo, quanto di una mutata composizione della placca stessa, che si fa più aggressiva a causa dell’azione di alcuni batteri capaci di alterare lo stato di salute delle gengive. La presenza di questi batteri nella placca è direttamente collegata a quella degli ormoni tipici della gravidanza, come il progesterone e gli estrogeni, che aumentano da 10 a 30 volte rispetto al periodo precedente l’attesa.
4. Il sistema immunitario è più debole
Durante la gravidanza il sistema immunitario (di difese naturali dell’organismo) non è pienamente efficiente e questo “abbassamento” delle difese apre spesso la porta alle infezioni e, nello specifico, comporta una maggiore incidenza della gengivite (infiammazione delle gengive).
Le cure fanno bene anche al piccolo
È importante curare la gengivite quando è in fase “acuta”, cioè mentre si manifesta ancora con episodi isolati. Se non si interviene per tempo, si corre il rischio che si trasformi in “cronica”, con l’estensione del problema ben oltre i tessuti gengivali e con la possibilità che la donna perda persino qualche dente. Le conseguenze di un’infiammazione trascurata si riflettono, però, non solo sulla salute della mamma, ma possono riguardare anche il piccolo nel pancione. Studi recenti hanno, infatti, evidenziato che le future mamme con chiari segni di malattie parodontali (cioè a carico delle strutture di sostegno dei denti) hanno maggiori probabilità di mettere al mondo un bimbo sottopeso oppure prematuro (nato cioè prima della 38a settimana di gestazione). Ciò è dovuto probabilmente al fatto che, per via dell’infezione, il sistema immunitario della donna produce sostanze per difendersi dalle tossine dei batteri responsabili della placca e che un livello elevato di queste sostanze può stimolare l’avvio del parto prima del tempo.
Prevenire è sempre la prima regola
Non appena si scopre di essere incinta, è bene sottoporsi a una visita odontoiatrica. Durante questo primo controllo, lo specialista, se necessario, esegue la rimozione della placca sopra e sotto gengivale e del tartaro. Questa operazione può essere svolta in tranquillità perché non richiede il ricorso all’anestesia. Il dentista, poi, in genere spiega alla futura mamma come proseguire l’igiene orale a casa propria (il dolore che sente potrebbe indurla a trascurare la pulizia) e le insegna a utilizzare in modo corretto lo spazzolino e il filo interdentale. Può suggerire anche l’uso di un collutorio specifico. È, comunque, consigliabile, fare una visita di controllo ogni 3-4 mesi. I denti vanno lavati a due o tre per volta, con uno spazzolino piuttosto piccolo, con la testa arrotondata, “a secco” o appena inumidito. Dopo averli spazzolati tutti (ci vogliono almeno 3 minuti) si può fare una veloce spazzolata con una puntina di dentifricio, per rinfrescare la bocca. I denti andrebbero lavati ogni 8 ore e, comunque, dopo ogni pasto. Il filo interdentale o lo scovolino è utile per pulire lo spazio tra un dente e l’altro. Serve e rimuovere la placca, “preparandola” a essere asportata.