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È una malattia subdola, che rischia di rovinare quello che dovrebbe essere uno dei momenti più felici della vita. La depressione in gravidanza, infatti, può avere importanti ripercussioni a livello fisico e psicologico e può anche compromettere la salute del bebè. Per questo è importante riconoscerla e affrontarla il prima possibile. In futuro potrebbe essere più facile. Uno studio condotto da un’equipe di ricercatori statunitensi, dell’Ohio State University Wexner Medical Center, pubblicato sulla rivista Psychoneuroendocrinology, infatti, ha identificato un biomarcatore specifico per la malattia.
Controlli su 139 donne incinte
La ricerca ha coinvolto 139 donne in dolce attesa. I ricercatori le hanno seguite per tutta la durata della gestazione e anche per alcuni mesi dopo il parto. In particolare, le hanno sottoposte a regolari controlli del sangue e hanno monitorato il loro rischio di sviluppare la depressione in gravidanza. Lo scopo era capire se la malattia potesse in qualche modo essere identificata precocemente, magari addirittura ancora prima dei primi sintomi.
La proteina chiave
Dall’analisi dei risultati è emerso che esiste una particolare proteina del cervello, il fattore neutrofico cerebrale (Bdnf), che può essere correlata al rischio di sviluppare la depressione in gravidanza. I ricercatori hanno scoperto che, nel campione considerato, quando la proteina scendeva sotto certi livelli, la malattia era più probabile. In generale, si è osservato che le quantità di questa sostanza diminuivano notevolmente dal primo al terzo trimestre, per poi aumentare dopo il parto. Nelle donne in cui il calo è stato più vistoso, però, le probabilità di depressione in gravidanza sono state maggiori. “Le donne che hanno avuto cali più ripidi nei livelli di questa proteina avevano un rischio maggiore di depressione più spostato durante la gravidanza e anche di dare alla luce bambini di basso peso alla nascita” hanno spiegato gli autori. Riduzioni significative della Bdnf nel secondo e terzo trimestre si sono, infatti, associati a maggiori sintomi depressivi proprio nel terzo trimestre.
Un campanello d’allarme
Gli studiosi hanno concluso che la Bdnf può essere considerata un biomarcatore importante per la depressione in gravidanza. Una riduzione importante del suo livello nelle donne incinte deve essere considerato un campanello di allarme, che deve spingere il medico a un controllo molto attento della situazione per individuare tempestivamente l’eventuale comparsa della malattia vera e propria.