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L’ asma in gravidanza non curata può portare a parto prematuro, minor peso alla nascita e maggiore fragilità del neonato. Mentre fino a poco tempo fa la tendenza era quella di non somministrare alla futura mamma asmatica alcun farmaco per paura degli effetti sul bambino, studi più recenti concordano invece nel ritenere che controllare l’asma sia fondamentale per ridurre diversi problemi per il feto legati alle difficoltà respiratorie della madre.
Se i sintomi peggiorano
Come spiega Francesca Giovannelli, specialista in pneumologia, “nel 90% dei casi i sintomi dell’asma in gravidanza rimangono uguali o, in alcuni casi, migliorano. Nel restante 10% però la situazione peggiora, soprattutto nel secondo e terzo trimestre”.
La terapia
Soprattutto se in gravidanza i sintomi dell’asma peggiorano “intervenire è di fondamentale importanza poiché l’asma in gravidanza non curata può portare a diverse conseguenze tra cui parto pretermine, minor peso del bimbo alla nascita, maggiore fragilità e carenza di ossigeno”, spiega la studiosa. Con quali farmaci? “La strategia oggi – conclude Giovannelli – è quella di somministrare beclometasone e fluticasone (farmaci antinfiammatori) in associazione a broncodilatatori a lungo termine”.
In breve
UN ESERCITO DI ASMATICI
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità in tutto il mondo sono tra i 100 e i 150 milioni le persone che soffrono di asma. In Italia si stima che ogni anno circa nove milioni di persone si ammalano di allergie respiratorie derivanti dalla presenza di pollini nell’aria e quattro milioni ricorrono a cure.