Anemia in gravidanza: sintomi e controlli

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 12/02/2020

Durante la gravidanza è molto importante che nell’organismo materno non vengano a mancare alcune sostanze fondamentali, come il ferro, l'acido folico e la vitamina B12

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L’anemia consiste in una riduzione della capacità del sangue di trasportare l’ossigeno necessario a tutte le cellule dell’organismo. Esistono diversi tipi di anemia causati dalla mancanza di una particolare sostanza.

In gravidanza le più comuni sono l’anemia da carenza di ferro (sideropenica) e l’anemia da carenza di acido folico e vitamina B12 (megaloblastica).

La carenza di ferro

Tra le sostanze più importanti da assumere in gravidanza c’è sicuramente il ferro, necessario per produrre emoglobina, la sostanza contenuta nei globuli rossi (cellule del sangue) che trasporta l’ossigeno a tutte le cellule dell’organismo.

Nei nove mesi, infatti, aumenta il fabbisogno giornaliero di questo minerale perché:

  • il sangue materno diventa più fluido e al suo interno aumenta il numero dei globuli rossi, l’organismo della futura mamma perciò ha bisogno di una maggior quota di ferro per la sintesi dell’emoglobina (questo processo inizia già dopo poche settimane di gravidanza);
  • il bimbo nel pancione utilizza il ferro della mamma per produrre i propri globuli rossi e, di conseguenza, la quantità di ferro di cui dispone normalmente la donna può diventare insufficiente.

Secondo i Larn (Livelli di assunzione raccomandati dei nutrienti), il fabbisogno giornaliero di questo minerale per le donne in età fertile è di circa 18 mg. Durante l’attesa la dose aumenta a 30 mg. In questo periodo una carenza di ferro nel sangue può provocare una forma di anemia, detta sideropenica.

I sintomi

Sentirsi in debito di energia è piuttosto normale in gravidanza, visto il superlavoro cui è sottoposto l’organismo nei nove mesi, ma se ci si sente spesso esauste o sull’orlo di uno svenimento, la causa potrebbe essere una dieta carente di ferro.

Ecco quali sono i campanelli d’allarme più significativi che indicano l’anemia:

  • pallore;
  • spossatezza;
  • difficoltà a concentrarsi;
  • mal di testa;
  • tachicardia;
  • unghie fragili.

Per determinare che all’origine di questi disturbi vi sia effettivamente un’anemia, occorre eseguire delle analisi del sangue per valutare il livello di emoglobina.

La diagnosi: i controlli da eseguire

Se sospetta una carenza di ferro, il ginecologo prescriverà alla futura mamma un esame del sangue in modo da appurare se l’anemia è presente. L’esame, detto emocromo, permette in particolare di misurare la concentrazione di emoglobina nel sangue: la soglia limite è di 11.5 mg/100 cc, pertanto un valore inferiore a 10 mg/100 cc indica una situazione di carenza di ferro e richiede una cura adeguata.

È possibile poi controllare il livello di riserve del ferro attraverso altre analisi come:

  • transferrina: sostanza che trasporta il ferro all’interno delle cellule;
  • ferritina: proteina presente nelle cellule, dove è contenuta la riserva di ferro;
  • sideremia: la concentrazione di ferro nel sangue.

La carenza di acido folico

L’acido folico (folato), o vitamina B9 non viene prodotta dall’organismo ma deve essere assunta con il cibo e assorbita dalla flora batterica intestinale. Il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 0,2 mg. La mancanza di acido folico genera un particolare tipo di anemia detta megaloblastica per cui i globuli rossi sono più grandi della norma, ma hanno una vita molto breve.

Negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale. Durante la gravidanza, quindi, il fabbisogno di folato si raddoppia a 0,4 mg perché il feto utilizza le riserve materne.

Anche se il suo ruolo non è conosciuto nei dettagli, infatti, la vitamina B9 è essenziale per la sintesi del Dna (la molecola responsabile della trasmissione dei caratteri ereditari), delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come, appunto, i tessuti embrionali.

La carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta fortemente il rischio di malformazione del feto, in particolare di difetti del tubo neurale (Dtn) associati a spina bifida o anencefalia. In generale, una carenza di folati può dare luogo con più facilità ad alcuni disturbi seri (ritardo di crescita intrauterina, parto prematuro, lesioni placentari).

Per far fronte alla carenza di acido folico, si può ricorrere a specifici integratori, oppure arricchire l’alimentazione con verdure a foglia verde, legumi, uova (specialmente il tuorlo).

La carenza di vitamina B12

La vitamina B12 è necessaria soprattutto nella produzione di globuli rossi, una sua carenza determina una forma di anemia detta megaloblastica.

La vitamina B12 è presente in dose minima in tutti gli alimenti di origine animale (come il latte e il formaggio), ma sono la carne, e in particolare il fegato, e il pesce a esserne particolarmente ricchi. 

È assente nei vegetali. Il livello medio di assunzione nell’adulto è di 2 mg/giorno. Questa quantità aumenta del 20 per cento in gravidanza e del 50 per cento durante l’allattamento.

L’importanza dell’alimentazione

In genere il 70 per cento delle anemie delle future mamme è determinato da abitudini alimentari scorrette, che non assicurano il giusto apporto di ferro. In natura esistono due tipi di ferro:

  • il ferro eme, presente nella carne e nel pesce;
  • il ferro non-eme, contenuto nei vegetali e nelle uova.

L’organismo assorbe circa il 30-40 per cento del ferro eme e solo il 2-10 per cento di quello non-eme. È importante quindi avere un’alimentazione che comprenda ogni giorno una porzione di carne o pesce.

L’assorbimento di ferro dei cibi aumenta se questi sono assunti insieme a:

  • vitamina C, presente negli agrumi, uva, kiwi, peperoni e patate;
  • fruttosio, contenuto nella frutta e nelle spremute di agrumi;
  • acido folico, contenuto nel fegato, ortaggi verdi come asparagi, spinaci
  • vitamina B12, presente nella carne e nel pesce.

Al contrario l’assorbimento di ferro è basso se assunto insieme a:

  • crusca;
  • tè;
  • caffè.

Quando servono gli integratori

Entro un certo limite (10g/100ml) l’anemia è un fattore naturale in gravidanza e non crea disagi particolari né alla futura mamma né al feto. Ma se i valori sono inferiori alla norma e la futura mamma accusa quei disturbi tipici dell’anemia (stanchezza, pallore, debolezza, giramenti di testa, svenimenti), il ginecologo può prescrivere l’uso di integratori a base di ferro, disponibili in diversi tipi di preparazione farmaceutica.

L’assunzione di ferro, però, può provocare qualche fastidio, come:

  • mal di stomaco;
  • mal di testa;
  • nausea;
  • stitichezza o diarrea.

L’eventuale comparsa di questi sintomi va sottoposta all’attenzione del ginecologo.

Consigli utili

  • Mangiare alimenti che contengono ferro almeno una volta al giorno (il ferro è contenuto soprattutto in carne, uova, spinaci, pesce e in piccola quantità anche nel latte;
  • privilegiare sempre la frutta e la verdura crude, perché oltre al ferro contengono anche l’acido folico, che si deteriora invece facilmente con il calore e la cottura;
  • condire le pietanze preferibilmente con succo di limone, in cui è presente la vitamina C, sostanza in grado di potenziare le capacità di assorbimento del ferro da parte dell’organismo.

Fonti / Bibliografia

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