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Tutte queste semplici azioni, che nei primi mesi di gravidanza erano svolte dalla futura mamma senza particolare fatica, possono provocare, a partire dal sesto – settimo mese di gestazione, un fastidioso senso di affaticamento respiratorio (fiato corto) accompagnato da una leggera tachicardia (cioè un aumento dei battiti cardiaci).
A partire dal sesto mese di gravidanza, a mano a mano che l’utero si ingrossa per fare spazio al feto che continua a crescere, gli organi circostanti vengono spinti verso l’alto e schiacciati contro il diaframma, il muscolo a forma di cupola che separa la cavità toracica da quella addominale, responsabile della respirazione.
Ciò spiega perché, man mano che la gravidanza procede, qualsiasi sforzo fisico come salire le scale, sbrigare le faccende di casa, accelerare il passo quando si cammina, risulti talmente faticoso da far mancare il fiato.
Solo nelle ultime settimane di gestazione, quando il feto inizia a posizionarsi nel canale del parto (la struttura che va attraversata per nascere) e ad abbassarsi un poco, la pressione sul diaframma si riduce e la futura mamma sente un po’ di sollievo.
L’affanno può essere più o meno accentuato. Ad alcune donne, per esempio, può essere sufficiente fermarsi un attimo, quando per esempio salgono le scale, per riprendere fiato e proseguire, mentre per altre lo sforzo e la fatica possono essere eccessivi rispetto alle proprie possibilità.
È bene in questi casi assecondare le proprie sensazioni e limitare le azioni che causano l’affaticamento e l’affanno.
Le diverse cause
- La diluizione del sangue: in gravidanza può determinarsi una diminuzione della concentrazione di emoglobina, la proteina che ha la funzione di trattenere l’ossigeno per poi trasportarlo, attraverso il sangue, a tutti gli organi e ai tessuti. I motivi che determinano questa situazione, in genere, sono l’aumento di volume del sangue in circolo che deve andare a irrorare nuovi organi e tessuti. Si calcola che in gravidanza può arrivare a raddoppiare. La maggiore richiesta di ferro, minerale contenuto all’interno dell’emoglobina, la cui presenza è indispensabile per la formazione dei globuli rossi (un tipo di cellule del sangue). In gravidanza il fabbisogno di questo minerale aumenta, in quanto una parte di esso viene assorbito dall’organismo del feto in formazione. Può perciò verificarsi nel corpo della futura mamma una carenza di ferro che ha come conseguenze una produzione ridotta di emoglobina e globuli rossi e, quindi, un minor apporto di ossigeno ai tessuti.
Per far fronte a questo minor apporto di ossigeno, il cuore aumenta la propria attività, facendo aumentare la velocità del sangue in circolo. Proprio questo aumento della frequenza cardiaca provoca l’affanno.
- L’ingombro del pancione: soprattutto durante l’ultimo bimestre di gravidanza l’affanno è ritenuto un disturbo del tutto fisiologico, cioè naturale, perché determinato dalla pressione dell’utero contro il diaframma (il muscolo responsabile della respirazione). L’ingombro crescente del feto determina, infatti, un’elevazione di questo muscolo, che va a premere contro il fondo dello stomaco. Anche i polmoni hanno meno spazio per espandersi e riempirsi di aria. Ciò provoca un aumento della frequenza respiratoria per riuscire comunque a incamerare la quantità necessaria di ossigeno, di cui, peraltro, in questo periodo vi è una maggiore richiesta. L’ingombro dovuto alla dimensione del pancione è ancor più accentuato quando si tratta di una gravidanza gemellare, quando vi è molto liquido amniotico o nei casi di macrosomia fetale (eccessivo sviluppo del feto). In questi casi aumenta, di conseguenza, anche l’affanno.
- L’aumento di peso: l’aumento del peso della futura mamma durante i mesi di gestazione provoca un aumento dell’affaticamento respiratorio e durante lo svolgimento di azioni sotto sforzo riduce la resistenza cardio-respiratoria: in pratica la donna si affatica subito anche compiendo semplici azioni (per esempio, accelera il passo mentre sta camminando o sale le scale), avvertendo la fastidiosa sensazione di cuore in gola (tachicardia) e fiato corto (affanno). L’apparato cardio-respiratorio viene, dunque, sottoposto a un notevole sforzo, che potrebbe provocare disturbi nei nove mesi e anche dopo la gravidanza. Per questo motivo è bene tenere sotto controllo il peso durante i mesi di gestazione, evitando di ingrassare troppo: non si dovrebbero superare i 9-12 chili complessivi.
Gli accorgimenti da seguire
Per risolvere l’affanno non esistono medicinali, è possibile, però, seguire alcuni semplici accorgimenti in grado di alleviare il fastidio. In generale, dovresti sforzarti di condurre una vita tranquilla, rallentando un po’ i ritmi e assecondando le tue sensazioni fisiche, senza affaticarti troppo. In particolare:
- evita di salire le scale con i pesi (per esempio, le borse della spesa);
- fermati ogni tanto per riprendere fiato;
- rallenta il ritmo delle tue azioni (per esempio, cammina più lentamente);
- evita luoghi troppo caldi e affollati, che aumentano la sensazione di “mancanza d’aria”;
- dormi appoggiata su un fianco per evitare che il peso dell’utero comprima la vena cava inferiore, il grosso vaso sanguigno attraverso cui il sangue ritorna al cuore, ostacolandone il flusso;
- consuma pasti leggeri e frazionati nel corso della giornata: quando lo stomaco è molto pieno, la sensazione di affanno aumenta, in quanto va a premere anch’esso sul diaframma.
Quando servono accertamenti
Se la sensazione di affanno è rilevante, molto frequente e accompagnata da episodi di forte tachicardia. In questo caso è necessario eseguire degli accertamenti. L’affanno potrebbe, infatti, essere peggiorato da problemi della donna antecedenti la gravidanza, che vanno individuati e curati.
Quando l’affanno e l’affaticamento respiratorio si avvertono prima dell’ultimo trimestre con una certa intensità. Potrebbero essere il campanello d’allarme di qualche problema cardio-respiratorio che la futura mamma aveva già prima della gravidanza e del quale non si era mai accorta: seppur raramente, alcuni disturbi cardiorespiratori mai riscontrati prima si accentuano in gravidanza, rendendosi così “visibili”.