Distacco di placenta: perché succede e come accorgersene

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 30/09/2024 Aggiornato il 30/09/2024

Ci possono essere diversi livelli di gravità ma va sempre monitorato con attenzione: in alcuni casi non compromette la gravidanza, in altri può essere pericoloso per mamma e bambino.

distacco placenta

Il distacco di placenta si ha quando la placenta, ovvero l’organo che collega la madre al feto così da permetterne la sopravvivenza e la crescita in utero, e che dovrebbe rimanere aderente alla parete dell’utero fino al momento del parto, se ne distacca prematuramente, in modo totale o parziale.
 
Si tratta di un evento piuttosto raro, con un’incidenza che oscilla tra lo 0,4% e l’1.5%: è comunque una complicanza seria che va affrontata con tempestività perché può determinare una sofferenza fetale tale da considerare, nei casi più gravi, la necessità di un taglio cesareo urgente. Quando avviene? Di solito dopo la 20esima settimana di gravidanza e provoca come sintomo più evidente il sanguinamento.
 
Non è il caso, comunque, di preoccuparsi eccessivamente perché un piccolo distacco di placenta non compromette la gravidanza. In base alla gravità della situazione, è opportuno comunque mettere in atto una serie di interventi: il ginecologo può prescrivere un periodo di riposo oppure un ricovero ospedaliero fino all’induzione del parto qualora fossero in pericolo sia la mamma che il bambino. 
 

Distacco amniocoriale nel primo trimestre 

Il distacco di placenta avviene in genere nella seconda metà della gravidanza, dopo la 20esima settimana. Nel corso del primo trimestre può insorgere un’altra problematica: il distacco amniocoriale, cioè lo scollamento tra i due tessuti che costituiscono la camera gestazionale: il sacco amniotico e il sacco coriale. Questo evento, che avviene con una frequenza maggiore rispetto al distacco di placenta, può dare piccole perdite di sangue e lievi contrazioni. Nella maggior parte dei casi la problematica si risolve spontaneamente: è sempre il ginecologo a valutare caso per caso e a stabilire la necessità del riposo e l’eventuale ricorso a terapie specifiche per evitare un aborto spontaneo e favorire il buon esito della gravidanza.
 

Cause del distacco di placenta

Il distacco di placenta può avere un’estensione variabile in base all’area che ne è interessata: 

  • se è solo un lembo o un’area delimitata della placenta si parla di distacco di placenta parziale.
  • se a staccarsi è l’intera placenta si ha un distacco di placenta totale. E’ questo ovviamente il caso più grave che necessita di intervento immediato. 
Le cause che possono determinare un distacco parziale o totale della placenta sono diverse. Tra le più frequenti si annoverano:
 
  • i traumi all’addome dovuti ad esempio a una caduta o a un incidente
  • un’infezione intra-amniotica 
  • l’ipertensione della madre e la preeclampsia, un disturbo che, durante i nove mesi, comporta lo sviluppo o il peggioramento dell’ipertensione insieme a un aumento di proteine nelle urine con conseguenze importanti sia per la mamma che per il feto. 
  • i disturbi vascolari e della coagulazione 
  • la rottura precoce delle membrane 
  • la presenza di una quantità eccessiva di liquido amniotico, disturbo che va sotto il nome di polidramnios 
  • la gravidanza gemellare 
 
Vengono considerati come fattori di rischio anche un’età della madre superiore ai 40 anni, l’aver avuto distacchi di placenta nelle gravidanze precedenti, il fumo e l’alcol assunti nei nove mesi. 
 

Sintomi del distacco di placenta

Il distacco di placenta si manifesta con alcuni segnali che possono comunque variare di intensità da donna a donna e non presentarsi tutti insieme.  Il sintomo più evidente, e anche il più presente, è il sanguinamento vaginale con perdite rosso vivo. Il sanguinamento può essere da lieve a severo, fino a una vera e propria emorragia con possibile shock, problemi alla coagulazione e renali per la mamma e sofferenza o nascita prematura per il feto.
Foto di fezailc da Pixabay

Foto di fezailc da Pixabay

 
Il sanguinamento può anche non essere presente: succede in genere nel 20-30% dei casi quando l’emorragia dovuta al distacco rimane concentrata dietro la placenta e non fuoriesce all’esterno attraverso il canale vaginale. 
Altri sintomi del distacco di placenta possono essere: 
  • dolore addominale acuto, continuo oppure intermittente 
  • contrazioni uterine 
  • dolore lombare 
  • nausea e vomito
  • pressione bassa che, nei casi più gravi, può portare al collasso 
Il distacco prematuro della placenta può essere rischioso sia per la madre sia per il bambino. E’ basilare quindi in presenza di uno o più sintomi intervenire tempestivamente richiedendo il supporto dello specialista o recandosi subito in Pronto Soccorso. 

Come si fa la diagnosi 

Per confermare il sospetto di distacco precoce della placenta si procede a una attenta valutazione dei sintomi, una visita e a una ecografia ostetrica per individuare la sede e l’estensione del distacco. Si valutano poi tempestivamente le condizioni di salute del bambino, si controlla la frequenza cardiaca fetale tramite monitoraggio cardiotocografico. Si effettuano infine la misurazione della pressione arteriosa e le analisi del sangue e delle urine alla mamma per diagnosticare un’eventuale preeclampsia, condizione che può incrementare il rischio di complicanze. 

Cosa fare

Il distacco di placenta può rimarginarsi? E’ la domanda che più di frequente le donne si fanno. Purtroppo questo non succede: non è possibile tornare alla condizione che precede il distacco che spesso è improvviso e richiede quindi un trattamento immediato.

Questo non vuol dire comunque che non si possano mettere in atto una serie di pratiche che permettano di gestire al meglio la situazione. Gli interventi variano in base alla gravità del distacco, al periodo di gestazione e allo stato di salute sia della mamma che del nascituro. Nel caso di un distacco circoscritto che provoca sintomi lievi, se la gravidanza non è ancora al termine può bastare un periodo di riposo e il monitoraggio della salute della donna e del feto.

In questo caso il distacco non compromette il buon esito della gravidanza e non deve destare quindi particolare preoccupazione. 

Si procede invece al ricovero in ospedale qualora:

  • il sanguinamento, pur non mettendo in pericolo né la salute della mamma né quella del feto, non cessa 
  • la gravidanza è pretermine (meno di 37 settimane)
In ospedale è possibile monitorare costantemente le condizioni di mamma e bambino così da poter intervenire tempestivamente qualora serva. Nel caso in cui si registri un’elevata probabilità di parto prematuro, è prassi ricorrere alla somministrazione di corticosteroidi così da portare a un più rapido sviluppo polmonare del feto. Si valuta inoltre la necessità di sottoporre la donna a trattamento con farmaci per bloccare le contrazioni, qualora fossero presenti. 
 
In situazioni più gravi o qualora il distacco placentare minacci la vita della madre o del bambino, è necessario intervenire con un trattamento tempestivo. In questi casi, a discrezione del ginecologo, si può indurre il parto oppure procedere con un taglio cesareo. Questo succede quando:
  • l’area di distacco è estesa
  • l’emorragia persiste o peggiora
  • ci sono anomalie nel ritmo cardiaco del bambino che possono indicare una carenza di ossigenazione
  • ci sono complicazioni nello stato di salute generale della madre
  • la gravidanza è a termine (oltre le 37 settimane).

In casi di sanguinamento copioso o altre complicazioni, è necessario anche intervenire sulla mamma con la somministrazione di liquidi per endovena o con trasfusioni di sangue per compensare le perdite avvenute.

Come prevenire questa complicazione

Il distacco di placenta è un’evenienza abbastanza rara, può non avere conseguenze, ma può anche presentare esiti drammatici. Proprio per questo è importante riconoscere eventuali segni e sintomi pericolosi in gravidanza.
 
Il primo fra tutti è il sanguinamento che deve sempre essere indagato e tenuto sotto controllo nei nove mesi. Per quanto riguarda la prevenzione, quello che conta sempre, non solo per quanto riguarda il distacco di placenta, è condurre uno stile di vita sano durante i nove mesi.
 
Va abolito tassativamente il fumo, è importante non abusare dei farmaci e assumerli sempre sotto controllo medico, occorre seguire un’alimentazione bilanciata. Le visite di controllo regolari permettono poi di avere un monitoraggio costante dello stato della placenta verificandone la sua adesione o meno all’utero. 
 
 
 

In breve

Il distacco di placenta è un evento piuttosto raro. Non porta sempre a un esito negativo della gravidanza ma va comunque tenuto sotto controllo tempestivamente. Il sanguinamento, il sintomo più frequente, suggerisce un immediato intervento del ginecologo che in base alla gravità della situazione può stabilire come intervenire. In genere può bastare un periodo di riposo, ma in casi particolari non si può escludere la necessità di un cesareo d’urgenza.

 

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