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Le donne che soffrono di obesità, già prima di rimanere incinte, hanno il doppio delle probabilità che il futuro nato non raggiunga l’anno di vita. Questo è quanto emerge da una recente ricerca dell’Università di Pittsburg.
Rischi duplicati per le mamme obese
Lo studio, pubblicato sulla rivista Obesity, ha analizzato i casi di oltre 1,2 milioni di bambini, nati dal 2003 al 2011 in Pennsylvania, di cui 5.530 morti nel primo anno di vita. Le madri che avevano perso i bambini sono state classificate in sottopeso, normopeso, sovrappeso e obese, associando l’Ibm (indice di massa corporea) di ogni madre prima della gravidanza.
Inoltre, è stato esaminato l’aumento di peso relativo alla gravidanza, indipendentemente dal peso iniziale della madre, per poter valutare i rischi connessi semplicemente ai chili aggiunti in gravidanza. Le conclusioni? Qualsiasi sia lo stato di forma della madre, quando il peso assunto in gravidanza supera quello raccomandato, il rischio di mortalità aumenta, e questa percentuale raddoppia nel caso di mamme obese.
Complicanze sulla salute del piccolo
Le mamme obese hanno, inoltre, un rischio maggiore di aborto, di partorire prematuramente, oltre a diverse complicanze al momento del parto. Senza considerare il rischio di obesità infantile, cui i figli di obesi sembrano maggiormente predisposti.
L’aumento di peso in gravidanza
L’Oms ha dichiarato che il peso ottimale alla nascita oscilla tra 3,1 e 3,6 kg, mentre l’aumento di peso della futura madre deve assestarsi tra i 10 e i 14 kg, con i dovuti accorgimenti nel caso di forte sottopeso o sovrappeso, per evitare possibili danni al bambino. È, quindi, importante sfatare il mito secondo cui in gravidanza bisogna “mangiare per due”.
Infatti, l’aumento del fabbisogno calorico per le future mamme è reale solo durante l’ultimo trimestre ed è stimato di 200 kcal circa al giorno. In realtà questa cifra aumenta durante l’allattamento, arrivando anche a più di 600 kcal per sostenere la produzione di latte.