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Infezioni dovute al citomegalovirus e toxoplasmosi, ma anche Parvovirus rappresentano un pericolo in gravidanza: con un’appropriata prevenzione e un’accurata analisi microbiologica però si possono fornire maggiori garanzie ai nascituri contro queste infezioni. È per questo che l’Amcli, Associazione microbiologi clinici italiani, ha promosso un ciclo di otto incontri allo scopo di condividere con tutte le figure professionali coinvolte nella gestione delle infezioni materno-fetali i più recenti dati epidemiologici e diagnostici di queste infezioni congenite.
Serie conseguenze sul neonato
Citomegalovirus e toxoplasmosi possono provocare gravi compromissioni cerebrali nel neonato se la madre si infetta per la prima volta durante la prima parte della gravidanza, contagiando anche il feto. I neonati che nascono con infezioni congenite (ovvero contratte in utero) possono presentare sintomi più o meno gravi (ittero, ritardo di crescita, microcefalia, corioretinite) e fino al 90% di questi neonati sintomatici svilupperà gravi sequele entro i primi due anni di vita (ritardo psicomotorio, sordità, alterazioni oculari).
Da aborto a malformazioni
“In particolare il Citomegalovirus umano è riconosciuto come la principale causa infettiva di sordità neurosensoriale dell’infanzia” spiega Pierangelo Clerici, presidente Amcli e direttore dell’Unità operativa di microbiologia dell’Azienda socio sanitaria territoriale ovest milanese. Malformazioni di diverso tipo dovute a infezione fetale, oltre ad aborto e mortalità alla nascita, sono le conseguenze che possono derivare anche da un’infezione da Parvovirus.
Danni fino all’adolescenza
“Se un bambino nasce con la toxoplasmosi congenita e non è precocemente curato potrà manifestare segni di malattia (spesso danni agli occhi) dalla prima infanzia all’adolescenza. Le lesioni oculari sono al primo posto tra le manifestazioni di una toxoplasmosi congenita e in particolar modo la corioretinite” ha ricordato Valeria Meroni della Microbiologia del Policlinico S. Matteo di Pavia e coordinatrice del gruppo di lavoro Amcli “Infezioni a trasmissione materno-fetale”.
I frutti del progetto
Il progetto, durato due anni, ha preso il via nel 2016 e ha realizzato, con il contributo incondizionato di DiaSorin, 8 convegni attraverso tutta la penisola, da Torino a Bari passando per Treviso, Cosenza, Roma, Firenze, Trieste e Pavia. La struttura degli incontri è stata caratterizzata dalla presenza, sia tra i relatori sia tra i partecipanti, non solo di microbiologi, ma anche di ginecologi, infettivologi, neonatologi e pediatri. Questa attiva partecipazione di tutte le figure professionali ha favorito la creazione di una rete che mette in contatto gli operatori sanitari che hanno in carico la futura mamma e, dopo il parto, il neonato, garantendo un corretto e condiviso approccio assistenziale e senza soluzione di continuità.