Al di là delle profonde implicazioni filosofiche e spirituali connesse alla pratica dello yoga in gravidanza, uno dei suoi obiettivi potrebbe essere sintetizzato e semplificato in questo modo: migliorare il proprio benessere psico-fisico raggiungendo una più approfondita coscienza di sé e del proprio corpo.
Tre sono le tecniche fondamentali attraverso cui raggiungere questo scopo:
- le posizioni yoga (Asana)
- il controllo del respiro (Pranayama)
- la meditazione e la concentrazione (Kriya).
Esse risultano strettamente legate l’una all’altra: in sostanza l’efficacia di ogni esercizio risulta dipendere principalmente dall’applicazione di tutte queste componenti che si attivano e si potenziano reciprocamente.
Proprio per le caratteristiche che lo contraddistinguono, da molto tempo ormai sono ampiamente riconosciuti i benefici che lo yoga può apportare anche nel corso della gravidanza: non a caso sono sempre più numerosi gli ospedali, le cliniche e i centri specializzati che propongono corsi di questa disciplina espressamente dedicati alle gestanti.
Una volta consultato il proprio ginecologo, è necessario rivolgersi a insegnanti esperti o centri specializzati in grado di assicurare la corretta esecuzione degli esercizi, tenendo conto cioè delle specifiche esigenze connesse alla gravidanza.
È sempre bene affidarsi a centri qualificati perché alcune “posizioni” vanno evitate dalle donne incinte, in quanto tendono a provocare una sollecitazione eccessiva (stiramento o compressione) di muscoli, articolazioni e organi interni.
In particolare è importante sottolineare che lo yoga consente alla futura mamma di:
- svolgere un’attività fisica senza sottoporre il proprio corpo a uno sforzo eccessivo o a movimenti bruschi e inadeguati alla sua condizione;
- affinare la sensibilità nei confronti dei cambiamenti che l’organismo sta subendo e imparare a riconoscerne i segnali;
- attenuare la tensione muscolare che nei nove mesi tende a colpire diverse aree a cominciare da schiena, addome e bacino;
- mettere in atto tecniche di rilassamento capaci di ridurre le ansie e la tensione emotiva tipiche dell’attesa; raggiungere un maggiore controllo della respirazione per renderla più fluida e regolare.
In sintesi
Tra le molte le posizioni o Asana che, nel corso dei nove mesi, possono aiutare a migliorare le condizioni di benessere della futura mamma e predisporre il suo corpo ad affrontare il parto, due sono particolarmente indicate.
La Posizione del Gatto. Il suo obiettivo consiste nell’attenuare le tensioni dei muscoli dorsali, rafforzare gli addominali e rendere più elastica la zona del bacino.
Come si esegue. Posizionarsi a quattro zampe con braccia e cosce parallele e palmi delle mani appoggiati sul pavimento alla stessa larghezza delle spalle ed inspirare lentamente e in profondità, mentre si spinge il pancione verso il basso inarcando la schiena e volgendo il mento all’in su. Dopo avere mantenuto la posizione indicata per qualche secondo, espirare dolcemente effettuando il movimento opposto: incurvare la schiena verso l’alto piegando il mento in direzione del petto. Ripetere più volte, ma sempre lentamente e senza scatti.
La Posizione della Farfalla. Serve a rendere più elastica e tonica l’area del bacino.
Come si esegue. Sedersi a terra tenendo la schiena ben dritta, posizionare le piante dei piedi l’una contro l’altra cercando di avvicinare i talloni al pube. Reggendo le punte dei piedi con le mani, fare oscillare le ginocchia con delicatezza per un paio di minuti. Mentre si eseguono gli esercizi indicati è importante mantenere una respirazione regolare e profonda al fine di stimolare un completo rilassamento.