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Nonostante riguardi un discreto numero di bambini, l’autismo è una condizione per molti versi ancora sconosciuta. In particolare, ancora oggi rimangono molti dubbi in merito alle sue cause. Un recente studio suggerisce che un ruolo importante potrebbe essere esercitato dall’esposizione prenatale ai pesticidi.
Lo studio è stato molto complesso
La ricerca è stata condotta da un team di ricercatori statunitensi della University of California di Davis e pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives. Gli autori hanno esaminato innanzitutto i dati del California Pesticide Use Report, un report sull’uso dei pesticidi, fra cui organofosfati, piretroidi e carbammati. Quindi, li hanno messi in relazione con quelli del Northern California-based Childhood Risk of Autism from Genetics and the Environment (CHARGE) Study, un ampio studio sui bambini autistici. In particolare, gli studiosi si sono concentrati sulle famiglie con bambini di età compresa fra i due e i cinque anni ai quali erano stati diagnosticati autismo o ritardi nello sviluppo. L’obiettivo era chiarire se fra malattia e queste sostanze chimiche ci fosse una qualche correlazione.
Secondo e terzo trimestre più a rischio
Dall’analisi dei risultati è emerso che l’esposizione ai pesticidi durante la vita intrauterina aumenta le probabilità di soffrire di autismo. Più precisamente, gli studiosi hanno scoperto che le donne che vivevano vicino a campi o aziende agricole in cui venivano usate queste sostanze presentavano un rischio aumentato di due terzi di dare alla luce bambini con un disturbo dello spettro autistico o un altro ritardo dello sviluppo. Le epoche della gravidanza più pericolose da questo punto di vista sono risultate essere il secondo e terzo trimestre.