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L’Istituto superiore di sanità era già stato chiaro al riguardo quando, in occasione della pubblicazione di uno studio italo-spagnolo sulla sindrome feto-alcolica, avvertì che anche in piccolissime dosi l’alcol assunto in gravidanza può comportare rischi per il nascituro. In quella occasione l’Iss pubblicò alcune raccomandazioni per le donne in gravidanza, tra cui vale la pena ricordarne due:
- durante la gravidanza non esistono quantità di alcol che possano essere considerate sicure o prive di rischio per il feto;
- il consumo di qualunque bevanda alcolica in gravidanza nuoce al feto, senza differenze di tipo o gradazione.
Per il benessere del bimbo che deve nascere, quindi, cessare del tutto di bere alcol in gravidanza (e anche nella fase del concepimento) è il comportamento più sicuro da seguire.
Danni anche per le generazioni future
I danni che l’alcol in gravidanza può procurare al feto non riguardano, però, solo il nascituro. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex ha messo in evidenza per la prima volta che i danni dell’alcol in gravidanza si ripercuotono anche sulle generazioni future: un potenziale effetto “transgenerazionale” dei disordini provocati dall’alcol al feto (disordini feto-alcolici).
Ansia e ridotto sviluppo
Realizzata dagli studiosi dell’Università della California di Riverside (Stati Uniti) la ricerca, condotta per ora solo sui topi, ha messo in risalto che i disordini feto-alcolici generano conseguenze fino alla terza generazione, dove sono stati riscontrati problemi del tutto paragonabili a quelli della prima generazione direttamente esposta all’alcol. “Tutte le generazioni di topi che abbiamo monitorato – ha spiegato Kelly Huffman, autrice dello studio – hanno mostrato un incremento di ansia e depressione, oltre a deficit senso-motori e a un ridotto sviluppo corporeo e cerebrale“. Secondo la ricercatrice, poiché l’effetto transgenerazionale dell’esposizione prenatale all’etanolo nei topi è molto forte, “è possibile che lo spettro di disordini feto-alcolici possa essere una condizione ereditabile anche nell’uomo”.