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Ricorrenti aborti spontanei potrebbero essere causati da un’anomalia genetica. Sulle possibili cause di ripetute interruzioni non programmate di gravidanza sta indagando un gruppo di ricercatori dell’università di Warwick (Gran Bretagna), secondo cui responsabile del mancato insediamento dell’embrione nella parete uterina potrebbe essere un malfunzionamento nel meccanismo che regola l’attivazione dei geni. Questi, in pratica, si attivano nel momento sbagliato, determinando interruzioni precoci di gravidanza o altre problematiche.
Primo trimestre più a rischio
L’aborto spontaneo è l’espulsione, per cause naturali, di un embrione o un feto prima che questo sia in grado di sopravvivere fuori dall’utero. Se si verifica durante il primo trimestre di gestazione, si parla di aborto spontaneo precoce: circa 8 casi su 10 avvengono in questo periodo. Un aborto che si verifica tra la fine del primo trimestre e la 20a settimana di gestazione viene definito, invece, tardivo: questa evenienza è molto più rara, si verifica con una frequenza di una ogni mille gravidanze. Sebbene avere un aborto non significa necessariamente che l’evento si ripeterà, alcune donne hanno aborti ripetuti. Questo studio sostiene che ricorrenti aborti spontanei potrebbero essere causati da un’anomalia genetica.
Tanti i fattori in gioco
Nella maggior parte dei casi le cause restano sconosciute, tuttavia alcuni esami possono chiarire le motivazioni. Alcuni aborti sono correlati a problemi della tiroide, fattori autoimmunitari (il sistema di difesa naturale della mamma “attacca” l’embrione e lo espelle, perché non lo riconosce e lo identifica come elemento estraneo), deficit nutrizionali, malformazioni uterine. Diversi studi ipotizzano che ricorrenti aborti spontanei potrebbero essere causati da un’anomalia genetica.
Importante la prevenzione
Entrambi i genitori devono sottoporsi ad accertamenti per individuare eventuali difetti cromosomici trasmissibili al feto. A volte vengono prescritti anche esami per i disturbi della coagulazione (alcune donne producono autoanticorpi che attaccano i propri tessuti, formando coaguli che ostruiscono i vasi sanguigni che portano nutrimento alla placenta). Si possono eseguire un’ecografia, una risonanza magnetica funzionale e una Tac per valutare l’utero, che può essere ispezionato con un’isteroscopia. Questi accertamenti sono consigliabili in caso di aborti spontanei ricorrenti. La maggior parte delle donne che ha avuto un aborto è comunque in grado di portare a termine una gravidanza normale.