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Tra le molte facce del progresso, c’è anche quella della biotecnologia alimentare, una tecnica che consente di produrre cibi transgenici, ossia organismi geneticamente modificati con tutti i vantaggi e i rischi del caso.
Che cos’è un Ogm
Gli Ogm (organismi geneticamente modificati) sono organismi viventi (piante, animali, batteri, virus) il cui Dna (patrimonio genetico racchiuso nei cromosomi della cellula) è stato modificato dall’uomo introducendo geni, cioè pezzi di Dna di una specie diversa. Questo processo si chiama transgenesi. La biotecnologia è, invece, l’insieme delle tecniche della manipolazione della materia vivente, che utilizzano organismi viventi o i loro componenti per ottenere prodotti commerciali, per migliorare piante o animali o per sviluppare microrganismi adibiti a usi speciali. È biotecnologia, quindi, anche fare vino o pane.
Come si ottiene un Ogm
Il Dna estraneo viene “inserito” nelle cellule, che in un primo tempo lo avvertono come nemico e vorrebbero perciò respingerlo, utilizzando le tecniche messe a disposizione dell’ingegneria genetica.
Quali sono gli scopi e i benefici
Lo scopo principale è quello di modificare organismi vegetali o animali per ricavarne delle caratteristiche finalizzate a obiettivi particolari. Queste caratteristiche possono essere le più diverse a seconda dei settori: aumentare la produttività, ridurre l’utilizzo di fitofarmaci, pesticidi e quindi l’impatto ambientale, introdurre nuove specie in aree climatiche ostili. Alcune manipolazioni genetiche possono avere importanti implicazioni nel settore agricolo, migliorando la composizione, la produttività e la resistenza ai parassiti degli alimenti. Per esempio sono state preparate varietà di cereali che hanno una resa maggiore per ettaro, oppure soia e mais resistenti ai parassiti (con il risparmio di pesticidi nocivi) o ancora pomodori che maturano più in fretta e si conservano più a lungo. Con le proteine di pesce, invece, la fragola si difende dal gelo. I vegetali transgenici più diffusamente coltivati sono soia e mais, la colza (da cui si produce l’olio) e due colture non alimentari: il tabacco e il cotone.
Cosa dice la legge
Gli alimenti Gm (geneticamente modificati) possono essere immessi sul mercato previo rilascio di autorizzazione da parte della Commissione Europea, secondo la procedura stabilita dal Reg. CE n.1829/2003. Il Reg. CE n.1829/2003 stabilisce inoltre che tutti gli alimenti Gm, che sono destinati al consumatore finale o ai fornitori di alimenti per la collettività, debbano riportare in etichetta la dicitura relativa alla presenza di Ogm “contiene (nome dell’organismo o nome dell’ingrediente) geneticamente modificato”. Tale obbligo non si applica tuttavia agli alimenti che contengono Ogm autorizzati in proporzione non superiore allo 0.9% degli ingredienti alimentari, purché tale presenza sia accidentale o tecnicamente inevitabile. Il Reg CE n. 1829/2003 regola, poi, anche la tracciabilità degli alimenti Gm, intesa come la capacità di rintracciare Ogm e prodotti ottenuti da Ogm in tutte le fasi dell’immissione in commercio attraverso la catena di produzione e di distribuzione. Per garantire la tracciabilità, gli operatori che trattano prodotti contenenti, costituiti o ottenuti da Ogm hanno l’obbligo di fornire per iscritto al successivo operatore della filiera, in tutte le fasi di produzione e distribuzione, una specifica informazione in merito.
Quali sono i rischi
Oltre ai problemi etici (per esempio inserimenti di geni animali in vegetali), sono segnalati possibili danni alla salute dell’uomo e dell’ambiente. Ecco che allora “prudenza” è la parola d’ordine della FAO (Food and Agricultural Organization), che ha istituito un gruppo di studio sulle biotecnologie. La FAO invita alla cautela soprattutto per quanto riguarda il possibile rischio di trasferire tossine da una forma di vita a un’altra, la creazione di nuove tossine o il trasferimento di allergeni da una specie a un’altra, che potrebbe provocare reazioni inaspettate.