Si pensa sempre che certe cose succedano nelle famiglie altrui. Per questo, scoprire i propri figli adolescenti che rubano in casa (denaro ma anche oggetti di valore) può essere un vero e proprio shock per i genitori. E invece è un fatto che succede più spesso di quanto si immagini.
Talvolta, banalmente, i figli che rubano lo fanno solo per avere qualche soldo in più in tasca e poter fare poi gli spacconi o i generosi con i compagni di classe oppure con i ragazzini/e che piacciono, o anche solo per il gusto di farlo, per sentirsi furbi e scaltri. Può trattarsi anche di un gesto di sfida, di qualcosa che si fa per farsi accettare dal gruppo di amici, che magari sono già più spregiudicati: una specie di atto dimostrativo o di iniziazione al branco.
Molti psicologi sostengono che i figli che rubano in casa propria stanno manifestando un malessere, psicologico e sociale. Di sicuro, non è facile oggi essere adolescenti in un mondo che ai giovani offre ben poche prospettive. Ancora più che in passato i ragazzi rischiano di sentirsi soli, fragili, incapaci di adattarsi all’ambiente in cui vivono.
Punire serve a poco
Questo non significa che si debba comprendere, giustificare o minimizzare quello che è successo. Anche punire, però, serve a ben poco (non si ha più a che fare con dei bambini…) così come è inutile drammatizzare e demonizzare il ragazzo. Sicuramente è molto più importante far capire a un adolescente che un gesto come questo, che è indiscutibilmente sbagliato, rischia di avere conseguenze dolorose, come la perdita della stima e della fiducia da parte dei genitori.
Senza mai dimenticare che il “rubare” è uno dei comportamenti trasgressivi tipici dell’adolescenza (e che quindi si spiega in un certo senso con la fragilità di questa età), è importante riuscire ad avere un dialogo “calmo” e costruttivo con i propri figli. Non è facile, come i genitori degli adolescenti sanno bene… La cosa migliore, allora, è quella di farsi aiutare – o comunque chiedere anche solo un consiglio – a uno specialista, cioè a uno psicologo o a un terapeuta famigliare.