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In Italia la longevità cresce, come crescono gli anni di vita senza limitazioni di salute nelle attività quotidiane dopo i 65 anni (sono aumentati da 9,0 a 9,9 per gli uomini e da 8,9 a 9,6 per le donne, tra il 2008 e il 2015). Nelle regioni del Nord c’è la massima concentrazione di italiani in buona salute: il 71%, contro il 68,2% del centro Italia e il 65,7% del Sud. Di contro, cresce anche il numero di italiani che, a causa di problemi economici, rinuncia alle cure mediche.
Si rinuncia alle visite specialistiche
Secondo il Rapporto annuale 2017 dell’Istat, al Sud una persona su dieci non può permettersi una visita specialistica. La quota di persone che hanno rinunciato a una visita negli ultimi 12 mesi, perché troppo costosa, è cresciuta tra il 2008 e il 2015 dal 4 a 6,5% della popolazione. Il fenomeno è più accentuato nel Mezzogiorno, sia come livello di partenza sia come incremento (dal 6,6 a 10,1%).
Diseguaglianze sociali
Sempre più accentuate le diseguaglianze tra i gruppi sociali: se per la classe dirigente tre quarti delle persone si dichiarano in buone condizioni di salute, in quello più svantaggiato, composto da persone anziane sole e giovani disoccupati, la quota scende al 60,5%. Calano anche i controlli di prevenzione ai tumori per le donne.
Più poveri, più malati
Il Rapporto evidenzia come, sull’accesso ai servizi sanitari da parte dei cittadini, influisce il non aver recuperato i livelli di reddito conseguiti prima della recessione. La tendenza a tagliare le spese sanitarie legata alla crisi economica era già emersa nei precedenti rapporti del Censis. Tra i più poveri la rinuncia alle cure ha toccato il picco del 14,2 (contro l’8,7 del 2008) nel primo quintile di reddito, mentre per i più ricchi (quinto quintile) è stato dell’1,1% (contro lo 0,9% del 2008): dieci volte meno dei più poveri.
Si spende di più per la salute
L’incremento della spesa sostenuta dai cittadini è stato del 3,2% nel 2013-2015, il doppio dell’aumento di quella complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo, pari a +1,7%. Nel Servizio sanitario nazionale il ticket è aumentato fino a superare il costo della stessa prestazione in una struttura privata. Il 45,4% dei cittadini ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico. Questo dato cresce di 5,6 punti percentuali rispetto al 2013. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est).
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