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In questo decennio si è assistito a un’esportazione dei valori della cucina mediterranea e all’importazione di format televisivi e blog di vario genere, che come tema hanno la preparazione di piatti succulenti: tra gare, giudici, mamme-cuoche e aspiranti chef. Il successo della cucina, anche tra i social, è dovuto al significato più profondo del cibo, allo stare insieme e al cucinare come forma di relazione.
Indagine Doxa
Doxa per la società Cameo, nota azienda alimentare specializzata nei preparati per dolci, ha raccolto alcuni dati interessanti per “mappare” la stretta interconnessione tra cucina e relazioni sociali. Secondo la ricerca, il 93% degli italiani si diletta ai fornelli, mentre 7 italiani su 10 cucinano tutti giorni, con netta prevalenza delle donne. Si conferma anche la cucina come vera e propria passione: l’82% degli intervistati ha dichiarato che ha partecipato o amerebbe partecipare a un corso di cucina. Inoltre, cucinare insieme è quasi sempre la regola: l’87% degli italiani cucina insieme ad altri “almeno qualche volta” e il 50% di questi fa la spesa in compagnia.
Cibo e amore: binomio indissolubile
Certamente, cucinare è prima di tutto divertente: è un atto creativo e sociale, indispensabile alla sopravvivenza. Quello che sorprende è il fatto che, in una società sempre più “famelica” di tempo, il cibo abbia ancora un’attrattiva così importante. Infatti, mangiare male, magari in un contesto spiacevole, incide notevolmente sul nostro umore. Secondo diverse ricerche di psicologia, cibo e amore sono strettamente interconnessi. Questo accade perché alimentarsi è il più concreto atto d’amore, ricevuto per la prima volta attraverso l’allattamento: un bisogno fisiologico che, attraverso la ricerca del contatto materno, si traduce in un bisogno affettivo, invocando protezione e amore. Crescendo, il pasto resta l’unico momento familiare nel quale le altre attività smettono di essere riferite solo al singolo, per condividere e celebrare l’appartenenza e la reciprocità dell’unità familiare.