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Certificato medico sì o no? È quello che si chiedono molte famiglie dopo che il decreto del Fare l’anno scorso ha eliminato, di fatto, l’obbligo di certificazione per svolgere attività ludico-motoria amatoriale, cioè il nuoto libero o la semplice frequenza in una palestra, per esempio. Il provvedimento era stato preso con il chiaro intento di fare risparmiare le persone, ma l’obiettivo rischia di essere mancato. Palestre e piscine non si sentono tutelate dalla nuova legislazione e si corre il rischio che molti si vedano, comunque, chiedere il certificato medico, con un costo che va dai 30 ai 50 euro all’anno.
Quando serve ancora
Per chi svolge attività sportiva non agonistica, però, le cose non sono cambiate e il certificato medico è tuttora obbligatorio per gli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalle scuole; attività organizzate dal CONI, da società sportive affiliate alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate, agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, e dai partecipanti ai giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale. In questo caso il certificato medico avrà la durata di un anno e deve anche venire eseguito almeno un elettrocardiogramma nella vita, che diventa uno all’anno per le persone sopra ai 60 anni.
È tempo di corsi sportivi: quali scegliere?
Con l’avvio dell’anno scolastico è anche giunto il momento di iscrivere i più piccoli ai corsi sportivi per l’autunno e l’inverno e spesso ci si interroga su quale sia l’attività sportiva più adatta. Gli esperti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma consigliano discipline diverse a seconda delle età e delle inclinazioni personali, ma in linea generale, il nuoto resta lo sport ideale per i più piccoli, anche in età prescolare.
Di squadra o individuali?
Fino ai 7-8 anni sarebbe opportuno far loro praticare attività come l’atletica leggera o la ginnastica, perché con queste discipline il bimbo impara a utilizzare il proprio corpo nello spazio e a migliorare la coordinazione neuromotoria. Se, invece, il proprio figlio si sentisse più portato verso gli sport di squadra, come il calcio, il basket, la pallavolo, è bene tenere presente che i bimbi sono pronti ad apprezzarle solo dopo i 7 anni. Oltre i 9-10 anni ci si può accostare anche a sport più complessi, che richiedono, per esempio, il contemporaneo utilizzo di un attrezzo, come avviene nella scherma, nel tennis e nel tiro con l’arco. Queste discipline favoriscono, in particolare, la capacità di concentrazione.
Anche in caso di malattie
Anche i bambini che hanno malattie croniche, come il diabete, possono praticare lo sport, almeno nell’80 per cento dei casi. Anzi, “l’attività sportiva può essere anche parte del piano terapeutico”, spiega Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello Sport del Bambino Gesù, dove è attiva, da tempo, una specifica Unità Operativa dedicata alla valutazione funzionale e alla certificazione medico-sportiva di bimbi affetti da patologie come cardiopatie congenite, malattie oncologiche, renali, polmonari o neuromuscolari.