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In situazioni “normali”, l’estate per i più piccoli significa libertà e divertimento. I problemi sono soprattutto di tipo organizzativo: a che ora partire per evitare caldo e il traffico, come evitare il mal d’auto e così via. L’estate 2020 pone un problema in più: andare in vacanza con il coronavirus significa garantire a se stessi e agli altri la sicurezza per evitare nuove diffusioni del contagio, visto che il Sars-Cov-2 è ancora tra di noi. Costringere i piccoli all’immobilità e all’isolamento per i timori eccessivi non va bene: anche secondo il Ministero della Salute i bambini hanno diritto di godersi la vacanza e l’aria aperta ed è proprio da loro che deve partire la consapevolezza del rispetto di tutti.
La socializzazione estiva in epoca di Covid-19
La condizione essenziale per andare in vacanza con il coronavirus che circola ancora, è evitare quindi di contribuire alla diffusione del contagio, pur godendosi la vacanza. A tal proposito gli esperti della Società italiana di Pediatra – Sip forniscono ai genitori alcuni consigli importanti. Prima di tutto, sostengono i pediatri italiani, è essenziale parlare con franchezza ai figli, anche se piccoli. I bambini devono essere consapevoli che il pericolo di contagio esiste ancora e che evitare la diffusione dipende anche al loro comportamento. Questo non significa che non possano giocare con gli amici, anzi. Dovrebbero però, almeno per questa estate, frequentare gruppi ristretti, con gli stessi due-tre amichetti, per evitare il rischio che qualcuno sia portatore di virus. Non sarà facile, ma per questa estate le famiglie dovranno imparare ad affrontare qualche limitazione. I bambini dovranno ricordarsi di lavare spesso le mani, disinfettandole e cercando di non toccare naso e occhi quando sono all’aperto in luoghi frequentati. Se la mascherina è indicata solo per i più grandicelli, gli altri dovranno cercare di mantenere le distanze durante il gioco all’aperto.
La sicurezza sulle spiagge
La situazione più complicata sarà sulle spiagge italiane. Il litorale conta ben 7.000 chilometri di coste, in gran parte balneabili, ma solo gli abitanti sono oltre 15 milioni, ai quali si aggiungeranno i turisti e i proprietari delle seconde case. Le occasioni di assembramento quindi ci saranno ed è compito di ciascuno di noi, adulti e bambini, ridurre le possibilità di contagio. L’Istituto Superiore di Sanità ha emanato una serie di indicazioni di comportamento utili sia ai bagnanti sia ai gestori degli stabilimenti balneari, in cui si spiega che è sempre indispensabile evitare di superare la distanza di sicurezza di un metro anche all’aperto, evitando di recarsi in spiaggia se ci si sente poco bene o si ha la febbre (che verrà misurata dai gestori). Sono vietate le serate in spiaggia per musica e balli e i genitori dovranno vigilare che anche tra i bambini piccoli vengano rispettate le basilari norme di igiene e di sicurezza.
In montagna, mantenendo le distanze
Per andare in vacanza con il coronavirus, la montagna è sicuramente un’ottima scelta, anche per la possibilità di movimento e di gioco che assicura ai bambini. Rispetto all’affollamento delle spiagge, la montagna con i suoi spazi ampi garantisce un distanziamento sicuramente maggiore. Anche in alta quota, però, ai tempi del Covid-19 è importante osservare alcune regole di sicurezza, come raccomandano alcune province di regioni alpine. È importante avere sempre con sé la mascherina, nel caso fosse necessario entrare in una baita o in un rifugio frequentati da molte persone. Il dispositivo va indossato anche nel caso in cui su uno stretto sentiero o in una radura si incontrassero altri villeggianti e non fosse possibile rispettare la distanza sociale di sicurezza. È anche importante lavare accuratamente le mani e disinfettarle con gel idroalcolico dopo aver frequentato luoghi pubblico ed essere stati all’aperto.
Fonti / Bibliografia
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- Società Italiana di Pediatria - Separare la cura e l’assistenza del bambino malato dalla Medicina generale dell’adultoDalla nascita e per l’intera vita: la Società Italiana di Pediatria (SIP) è nata nel lontano 1898 proponendo un’innovazione che avrebbe segnato un grande cambiamento nei decenni successivi: separare la cura e l’assistenza del bambino malato dalla Medicina generale dell’adulto. Con i suoi circa 10 mila Soci la SIP rappresenta la casa comune di tutti i pediatri italiani perché vi partecipano pediatri universitari, ospedalieri, di famiglia e di comunità.