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Babbo Natale esiste davvero? Questa è la domanda che, presto o tardi, tutti i genitori si sentono fare dai propri figli. E se alcuni riescono a improvvisare spiegazioni convincenti, in grado di soddisfare i propri bambini, molti altri non sanno proprio cosa dire. Il dilemma è se continuare ad alimentare la magia oppure se svelare tutta la verità. In realtà, non c’è una risposta giusta e una sbagliata: molto dipende dalle credenze, tradizioni ed esigenze della famiglia, dall’età e carattere del bambino e da come si è gestita la situazione fino al temuto quesito. Il dottor Paolo Grampa, psicologo e psicoterapeuta a Busto Arsizio (Va) e Milano, socio di Associazione Alice ETS, ci fornisce qualche utile dritta.
Babbo Natale esiste, sì o no?
Ci sono famiglie che coltivano con amore la magia che ruota attorno alla figura di Babbo Natale e altre che seguono la tradizione senza troppa convinzione. In tutti i casi, non bisogna temere di sbagliare. Raccontare ai bambini che esiste un personaggio buono e generoso che ama renderli felici nella notte di Natale non significa ingannarli o rischiare di perdere la loro fiducia.
La storia di Babbo Natale è una favola, proprio come lo sono molte altre natalizie ma anche altri racconti che si trasmettono ai bambini, siano esse appartenenti alla tradizione (la befana, Santa Lucia, la fatina dei denti…) o legate alle più comuni narrazioni per l’infanzia (Biancaneve, Hansel e Gretel, Peter Pan e così via). “E come non temiamo di perdere la fiducia dei bambini quando questi vengono a sapere che la Sirenetta non esiste realmente e che le zucche non si trasformano in carrozze, non dobbiamo aver paura davanti alla scoperta che Babbo Natale in realtà non esista. Questo perché le favole hanno un altro scopo, che non è quello di creare fiducia, bensì quello di trasmettere significati con un linguaggio altro” chiarisce lo psicologo.
Quanti anni ha Babbo Natale?
Attorno a Babbo Natale esistono molti miti e leggende. Tutti lo identificano con un nonno simpatico e paffuto, con una lunga barba bianca e un pancione prominente, vestito completamente di rosso, che vive al Polo Nord e porta doni ai bambini nella notte tra il 24 e il 25 dicembre sulla sua slitta volante. Ma poi ciascuna famiglia e ciascun Paese arricchiscono la narrazione di particolari diversi.
Se si vuole seguire la tradizione cristiana, si può raccontare che Babbo Natale o Santa Claus è un omone molto vecchio che ha centinaia di anni, 1752 per la precisione, come narra la storia di San Nicola, un santo nato a Mira (l’odierna Turchia), 270 anni dopo la nascita di Cristo, molto vicino ai bambini.
“La tradizione ci fornisce dei codici culturali dentro i quali è bene ritrovarsi. Chiaramente questi possono essere cuciti su misura nel racconto che ogni genitore fa a suo figlio, con personalizzazioni e riadattamenti, ma senza stravolgere la struttura di base del personaggio e della sua storia. Questo perché è bene conservare uno sfondo condiviso all’interno del quale contestualizzare il racconto” chiarisce Paolo Grampa.
Dove vive, cosa mangia e chi è la moglie di Babbo Natale?
Sempre stando alla storia di Santa Claus più conosciuta in Italia e anche nel mondo, Babbo Natale vive al Polo Nord, più precisamente nel Santa Claus Village, al circolo polare di Rovaniemi, in Lapponia, Finlandia. Lo si può incontrare però anche nei numerosi villaggi di Natale sparsi per l’Italia.
Sua compagna di vita e avventure è la signora Claus, sua moglie, che nei numerosi racconti in cui viene citata non ha mai un nome di battesimo. Si sa solo che è molto attenta e premurosa nei confronti del marito e che lo aiuta in tutte le sue missioni, rivelandosi un aiuto preziosissimo.
Oltre a essere il suo braccio destro nella creazione e nel confezionamento dei regali, ovviamente insieme agli elfi, e nell’osservazione dei bambini del mondo con il telescopio, è anche l’addetta all’organizzazione dei viaggio del marito e una cuoca provetta. È lei dunque a cucinare i biscotti che tanto piacciono a Babbo Natale e le leccornie di cui ama cibarsi. Come spuntino per la notte di Natale sono ottimi latte e biscotti, ma anche te caldo e cracker salati, ovviamente con del cibo anche per le renne.
Quando raccontare ai bambini che Babbo Natale sono i genitori
Non esiste un momento prestabilito uguale per tutti in cui rispondere con sincerità alla domanda se Babbo Natale esiste. “Soprattutto, lo svelamento della verità non può essere calato dall’alto” consiglia l’esperto. Deve essere il figlio o la figlia a decidere di uscire dalla sua visione fantastica e fiabesca del Natale, ponendo domande esplicite a mamma e papà o esprimendo qualche dubbio. “Questo perché esiste una fase nella quale la coscienza della realtà emerge lentamente, costruendosi un passo alla volta e non in maniera unitaria e immediata” spiega l’esperto. È bene quindi che i genitori si mettano in ascolto e rispettino le esigenze e i tempi dei figli.
Anche per quanto riguarda il modo in cui rispondere alla domanda “Babbo Natale esiste?” non c’è la strategia unica e giusta. “Ad ogni figlio i genitori saranno chiamati a dare una spiegazione personale e mirata. In generale, a domanda diretta è bene rispondere direttamente, senza sottrarsi o fuggire. Se invece non viene mai chiesto, si può anche continuare a dirsi che ogni Natale Babbo Natale ha portato un regalo, anche se tutti sanno che Babbo Natale è la sembianza che ciascuno di noi assume quando il 25 dicembre vuole fare un dono d’affetto a una persona cara” chiarisce lo psicoterapeuta.
E la Befana esiste?
Se il 24 notte è la volta di Babbo Natale, il 5 notte la scena è tutta della Befana, una vecchietta simile a una strega gentile che riempie le calze dei bambini appese sopra il camino di doni per poi ripartire sulla sua scopa volante. Anche in questo caso, vale quanto detto per Babbo Natale: ogni famiglia può decidere se credere o meno alla Befana, se integrarla o meno nei propri rituali delle feste, se arricchire la tradizioni con dei particolari. E quando viene il momento di spiegare se esiste, l’ideale è sempre dare risposte personalizzate in base alla propria personale situazione.
Anche nel momento in cui la verità viene svelata, però, si può continuare ad alimentare la magia. “Se la magia non è una fuga dalle domande dei figli ma un modo poetico e fiabesco di raccontarsi il proprio farsi regali non c’è nessuna controindicazione a continuarla” assicura Grampa.