Quanto costa mantenere un figlio in Italia?

Alberta Mascherpa A cura di Alberta Mascherpa Pubblicato il 03/07/2024 Aggiornato il 03/07/2024

Secondo una recente ricerca i figli assorbono il 34% della spesa media mensile familiare. Organizzare il budget è basilare per evitare eccessive restrizioni all’intera famiglia.

Quanto costa mantenere un figlio in Italia?

Mantenere un figlio comporta un notevole esborso economico. Lo conferma una ricerca dell’Area Studi Legacoops -Ipsos che ha verificato come i figli assorbano un terzo della spesa media mensile familiare soprattutto per quanto riguarda abbigliamento, calzature, libri scolastici, attività sportive e pasti fuori casa. Per un terzo delle famiglie si arriva addirittura a una percentuale che oscilla tra il 40 e il 70% del bilancio familiare. Tanto che per sostenere queste spese 6 genitori su 10 devono rinunciare ad acquisti per sé e 3 su 10 si vedono costretti a imporre limitazioni ai figli. E’ importante quindi organizzare con attenzione il budget familiare, tenendo conto delle varie voci di spesa ma anche dei bonus e delle facilitazioni economiche esistenti. Tutto al fine di assicurare una crescita il più possibile serena ai figli senza eccessive restrizioni per l’intera famiglia.

I costi per i figli secondo la ricerca

Cinque italiani su dieci hanno figli conviventi; tra quelli maggiorenni, quasi la metà sono totalmente a carico dei genitori con un impegno economico elevato per il nucleo familiare. La conferma arriva dal Report FragilItalia “Il costo dei figli”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos in base al quale in media i figli assorbono il 34% della spesa media mensile familiare. Per un terzo delle famiglie la spesa per i figli rappresenta addirittura tra il 40% e il 70% del bilancio familiare. In testa alla classifica delle voci che incidono maggiormente ci sono l’abbigliamento (63%), i testi e libri scolastici (51%), scarpe, borse e accessori e attività sportiva (48%), i pasti fuori casa (46%), seguite dal materiale scolastico, le spese mediche, lo svago e la mobilità (tutti al 45%). Quattro famiglie su dieci indicano come più pesanti per il budget familiare le spese per rette scolastiche, universitarie e asilo. Le spese per i figli pesano, soprattutto, sul bilancio familiare dei genitori under 30 che spesso non hanno una situazione economica stabile.

Cosa fanno i genitori

Secondo l’indagine Legacoops -Ipsos per sostenere le spese relative al mantenimento dei figli 6 genitori su 10 si vedono costretti a ridurre il budget destinato ad alcune spese personali. Il 66% degli adulti rinuncia a comprare qualcosa per sé, il 58% rimanda l’acquisto dell’auto mentre il 60% non va al ristorante. Il 51% ha dovuto tagliare sulla spesa alimentare scegliendo prodotti in offerta; il 39% ha rinunciato ad una visita medica privata o l’ha dovuta rinviare. 3 su 10 genitori infine hanno dovuto per forza imporre rinunce ai figli. In particolare, il 37% ha dovuto rinunciare a spese per abbigliamento e scarpe e allo smartphone nuovo, il 30% alle uscite con gli amici, il 25% ad un viaggio studio all’estero, il 23% ad iscriversi al corso di studio che desiderava. I figli che si vedono imposte maggiori rinunce per motivi economici sono quelli dei genitori under 30, ancora una volta i più sofferenti da un punto di vista economico. Le restrizioni sono ovviamente una strategia necessaria per far fronte al costo del mantenimento di un figlio; non va dimenticato però che ci sono anche alcuni bonus, come il bonus libri, che vanno incontro alle esigenze di chi ha figli in età scolastica.

Il costo medio di un figlio in Italia (prima e durante la pandemia)

Secondo i calcoli di Bankitalia, eseguiti sulla base di dati raccolti tra il 2017 e il 2020 su nuclei composti da due adulti e uno o più minori, una famiglia italiana spende in media 640 euro al mese per mantenere un figlio. In sostanza un quarto delle spese familiari se ne va per il mantenimento di ogni minore a carico. Il calcolo delle uscite tiene conto dei consumi specifici per varie fasce d’età che spaziano dagli alimenti per i neonati fino ai costi scolastici aggiunti alla ripartizione delle spese generali come abitazione, alimentazione, bollette, trasporti, tempo libero. Il lieve calo nel 2020, dove la spesa media per un figlio è scesa a 580 euro mensili, è facilmente spiegabile con le restrizioni dovute alla pandemia che hanno portato a limitare forzatamente alcuni consumi a beneficio delle finanze familiari.

Quanto costa un figlio al Nord Italia

Secondo la relazione annuale di Bankitalia il costo di un figlio non subisce grandi variazioni tra le varie regioni d’Italia anche se, in linea generale, vale la regola che mantenere la prole al Sud sia meno costoso che al Centro-Nord. Un dato influenzato in modo particolare dai prezzi delle case, sensibilmente diversi tra le varie aree del Paese. L’aumento dei costi che abbiamo avuto post pandemia hanno messo sicuramente a dura prova le famiglie, che dunque restano quelle su cui verte la maggior parte delle spese.

Asili nido e babysitter: costi diversi a seconda delle regioni d’Italia, Milano in cima alla lista 

Anche se non esistono dati specifici in merito, è possibile comunque fare un raffronto tra i diversi costi di un figlio nelle le varie regioni d’Italia prendendo come riferimento due voci di spesa significative nei primi anni di vita come l’asilo nido e la baby-sitter. Se a questi dati si incrociano quelli dell’Unione Nazionale Consumatori relativi all’aumento del costo della vita nel 2022, si ha la conferma di come nel Nord il costo di un figlio risulti maggiore che in altre parti d’Italia.

Secondo i dati di una ricerca di Altroconsumo, infatti, il costo medio di un asilo privato a tempo pieno si aggira in Italia attorno ai 620 euro mensili. A Milano si arriva a 756 euro al mese, segnando un aumento rispetto alla media nazionale del 22% che scende al 21% per i nidi di Bologna. Al Sud si trovano gli asili meno cari: a Palermo un’ora nel nido costa circa 2,09 euro per una frequenza di 10 ore settimanali, a Napoli 2,75 euro contro i 3,84 euro di Milano.

Quanto costa un figlio al Centro Italia

Il costo per avere e mantenere un figlio nelle regioni del Centro Italia non si discosta sensibilmente da quello del Nord. In questo caso si può prendere come riferimento il costo di una babysitter. Se il costo orario di una baby-sitter si aggira a Milano attorno agli 8-10 euro, a Roma si posiziona attorno ai 9 euro. Prendendo come riferimento l’aumento del costo della vita nel 2022, che incide ovviamente sul mantenimento di un figlio, si rileva che il Centro Italia ha subito in media aumenti minori rispetto al Nord ma con differenze significative tra regione e regione. Se nel Lazio, infatti, una famiglia ha speso in media nel 2022 1714 euro in più rispetto al 2021, in Toscana l’aumento è stato di 1817 euro, ma in Umbria si sono toccati i 1965 euro, più di Veneto, Friuli e Liguria.

Quanto costa un figlio al Sud

I costi di un asilo privato al Sud sono, come si è visto, minori rispetto al Centro-Nord. Lo stesso dicasi per il costo orario della baby- sitter che nelle regioni meridionali si aggira attorno ai 7,50 euro. Anche guardando i dai relativi ai rincari nel 2022 si nota come il Molise sia la regione più “conveniente” d’Italia, seguita da Basilicata, Puglia, Calabria e Campania. Generalizzare comunque è rischioso dal momento che in Sicilia l’aumento del costo della vita nel 2022 è stato di ben 1813 euro. Le recenti impennate dell’inflazione stanno infatti livellando il carovita in tutta la Penisola con un Sud che, secondo le ultime rilevazioni Istat, guidava nel dicembre scorso i rincari. Da ultimo va tenuto conto del fatto che se al Sud il costo della vita può essere inferiore rispetto al Centro-Nord, inferiori sono anche gli stipendi. Il che tornando all’analisi di Altroconsumo fa dedurre che il costo di un nido privato incide per oltre 1/5 del reddito medio annuo di un nucleo familiare al Nord come al Sud.

Quanto costa avere un figlio fino a 18 anni

Secondo i dati di Moneyfarm, società internazionale di investimento con approccio digitale, in base all’attuale costo della vita, crescere un figlio in Italia da 0 a 18 anni comporta una spesa tra i 96mila e i 183mila euro. Una cifra che si avvicina a quella dell’Osservatorio di Federconsumatori che ha conteggiato a fine 2021 un costo medio di 175.642,72 euro, oltre 7 mila euro l’anno. Analizzando circa 150 voci, è stato rilevato come al crescere dell’età crescano anche le spese. Se fino ai tre anni, infatti, si spendono per un figlio tra i 10mila e i 25mila euro, dai 4 ai 5 anni la cifra varia tra 10mila e 27mila euro, dai 6 agli 11 anni tra i 28mila e i 48mila euro e dai 12 ai 18 anni tra i 45mila e i 74mila euro.

Per ogni fascia di età ci sono tipologie di spese che incidono maggiormente di altre. Tra i 6 e gli 8 anni, ad esempio, pesano le attività sportive, la mensa scolastica, i campi estivi ma anche le visite mediche (fra 420 e 900 euro) e le attività doposcuola (510-5.400 euro). Per la fascia d’età 15-18 anni aumentano le spese sportive (8.000 euro) e si aggiungono lezioni di lingua, abbigliamento, vacanze, paghette, dispositivi elettronici, libri scolastici (1.164 euro), trasporti (600 euro) e così via.

Quanto costa un figlio nel primo anno di vita

Altro discorso riguarda il tema su quanto costa un figlio nel primo anno di vita. Sempre secondo i dati di Moneyfarm, nei costi di mantenimento di un figlio nel primo anno vita vanno considerati anche quelli che riguardano la preparazione alla nascita che variano dai i 5.600 e i 19.300 euro. Nelle spese di preparazione alla nascita ci sono tante variabili che si differenziano a seconda di quanto una famiglia ha voglia (e possibilità) di sostenere determinate spese. A differenza di altri paesi europei, in Italia l’assistenza medica negli ospedali pubblici è coperta dal sistema sanitario nazionale, così come sono gratuiti i corsi prenatali per gestante e partner. Ciò nonostante, una coppia può decidere di sostenere privatamente alcune visite, quindi il range ampio di spesa stimato dipende anche dalle soluzioni che ogni famiglia decide di adottare: dai test prenatali al corso preparto, dal corredo agli accessori, le spese possono variare notevolmente in base alle diverse scelte. Sicuramente tra le prime spese che i neo genitori devono sostenere ci sono quelle necessarie nei primi mesi di vita di un bambino. Tra queste, quelle fondamentali sono ad esempio:

  • passeggino trio (oppure culla portatile, passeggino e seggiolino auto)
  • fasciatoio
  • vaschetta per bagnetto
  • tutine, body o intimo che va cambiato ogni tre mesi circa
  • prodotti per la cura del bambino come biberon, pannolini, salviette e altro

Quanto costa avere un figlio da sola

Il costo medio di 640 euro mensili calcolati da Bankitalia per il mantenimento di un figlio sono riferiti a una famiglia standard, composta da due genitori e uno o più minori. Se questa ad oggi è la configurazione “tipo” della famiglia italiana, non va dimenticato che non è l’unica tipologia di famiglia esistente. Esistono anche famiglie monogenitoriali dove spesso è la donna a dover mantenere un figlio con un unico stipendio. Per di più per un genitore single i costi lievitano. A incidere sono soprattutto le spese legate alla mancanza di una seconda figura che possa essere di supporto nell’occuparsi del figlio. Nel budget mensile pesano quindi i costi di asili nido, baby-sitter, corsi pomeridiani, campi estivi e quant’altro possa venire incontro alle esigenze di una madre lavoratrice. Non sempre le spese di mantenimento di un figlio per una madre single rientrano nelle prestazioni sociali agevolate erogate dallo Stato per le famiglie richiedenti e quindi, molto spesso, sono a carico del genitore unico o affidatario al 100%.

 

 
 
 

In breve

 

Il mantenimento di un figlio incide sul bilancio familiare in una percentuale sempre più elevata. Le maggiori difficoltà si riscontrano tra i genitori under 30, nelle famiglie monogenitoriali e nelle isole. Per far fronte alla situazione le famiglie si vedono costrette a rinunce che in alcuni casi coinvolgono solo gli adulti in altre anche i figli. Un aiuto arriva dai bonus che permettono di coprire, in parte o in toto, alcune spese come quelle relative all’acquisto dei libri scolastici.

 

 

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