Prostata: un esame del sangue predice aggressività del tumore

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 28/04/2016 Aggiornato il 28/04/2016

Diagnosi sempre più precoci del tumore alla prostata aumentano la sopravvivenza. Ma ci sono ancora margini di miglioramento: allo studio nuovo test sul sangue

Prostata: un esame del sangue predice aggressività del tumore

Un esame del sangue potrà predire l’aggressività del tumore alla prostata. Si tratta del tumore più frequente nella popolazione maschile: sono 400mila le nuove diagnosi ogni anno in Europa, circa 35mila i casi registrati nel 2015 in Italia. La prostata è una ghiandola del corpo maschile posizionata di fronte al retto: produce una parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione. Il tumore origina dalle cellule interne alla ghiandola, che cominciano a crescere in maniera incontrollata.

Alcuni tipi sfuggono all’osservazione

Grazie alla diagnosi precoce e alle cure sempre più efficaci e “su misura” (chirurgia, radioterapia, ormonoterapia, farmaci), oggi, a 5 anni dall’identificazione della malattia, oltre il 90% dei malati sopravvive. Ma è fondamentale distinguere i tumori più aggressivi da quelli “silenti” che potrebbero passare inosservati e quindi non curati adeguatamente. 

Gli esami in uso

Attualmente, i medici utilizzano diversi strumenti diagnostici: test del PSA, esame rettale, biopsia e scala di Gleason: in base al punteggio ottenuto, si valuta l’aggressività della malattia. Per migliorare la diagnosi, da anni si indaga sul legame tra livello di testosterone, l’ormone maschile, e insorgenza del tumore, partendo dal fatto che le cellule del cancro prostatico sono inizialmente ormono-sensibili.

Lo studio del San Raffaele di Milano

A ipotizzare che un esame del sangue possa predire l’aggressività del tumore alla prostata è stato un gruppo di ricercatori dell’ospedale San Raffaele di Milano, che ha dimostrato che i maschi con ipogonadismo (basso livello di testosterone) hanno maggiori probabilità di avere un alto punteggio di Gleason e quindi una neoplasia più aggressiva.

Il ruolo degli ormoni

I ricercatori hanno analizzato la quantità di testosterone presente in un gruppo di sessantacinquenni operati di prostatectomia radicale (l’asportazione totale della prostata) e hanno scoperto che molti di loro soffrivano di ipogonadismo. Hanno così concluso che bassi livelli di testosterone e di globuline leganti gli ormoni sessuali (SHBG) sono in grado di predire se l’uomo avrà o meno un livello di Gleason 5, il più alto, che indica una prognosi peggiore. Questa associazione fornisce ai medici un’importante indicazione di come evolverà il tumore e apre la strada a nuovi strumenti diagnostici. 

 

 

 
 
 

da sapere!

È raccomandata una visita urologica a tutti gli uomini a partire dai 50 anni, mentre in caso di familiarità di primo grado per tumore prostatico i controlli devono iniziare a 40 anni. Un consulto medico è sempre raccomandato in caso di disturbi urinari.

 

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