Argomenti trattati
Nelle prime settimane di attesa, in genere, mamma e papà sono molto diplomatici. Quando si chiede loro se vorrebbero un figlio maschio o una femminuccia, solitamente, rispondono che non fa differenza e che l’importante è che il bimbo sia sano. In realtà, spesso ciascuno di loro ha una propria preferenza. Quella del papà è quasi sempre verso il figlio maschio.
Un’esigenza ancestrale
In un certo senso, è normale che un genitore desideri avere un figlio del suo stesso sesso. Più che un augurio è un’esigenza quasi ancestrale, legata alla volontà di perpetuare il proprio genere e di avere una sorta di garanzia di immortalità. La speranza, più o meno inconscia, infatti, è che il bimbo sia una versione in miniatura del genitore. Ma non si tratta solo di questo.
Complici e uniti
Il papà ha una propensione per il figlio maschio perché è convinto che gli somiglierà sotto molti punti di vista. Questo appaga il suo ego e lo fa sentire più sicuro nel suo ruolo di padre. Il solo fatto che il figlio sia del suo stesso genere, per l’uomo, è garanzia di un rapporto stretto e di complicità. Pensando al futuro, il papà immagina di poter condividere le sue passioni con il bimbo: andare allo stadio, giocare ai videogiochi, seguire la formula 1 in televisione. Ma si augura anche di poter fare “squadra” con lui, di insegnarli tutto ciò che sa e magari di vederlo diventare un campione.
Non è un “terreno” sconosciuto
Inoltre, rispetto alla femminuccia, agli occhi del padre il maschietto appare più “facile” da gestire e capire: essendo stato anche lui un bimbo prima e un adolescente poi, crede di poterlo comprendere facilmente. Questo lo rassicura e tranquillizza.