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Due comici come genitori? Sì, è questa la fortuna di Agata, nata quattro anni fa da Angelo Pisani, ex Nucleo del duo Pali e Dispari di Zelig e da Katia Follesa, attrice di Zelig con “Katia e Valeria” e conduttrice di Zelig1… Poco dopo la nascita della bimba, i genitori hanno fatto l’inverso di quello che succede normalmente: il papà ha preso una pausa dal lavoro, la mamma ci si è buttata a capofitto. E allora Angelo ha avuto la possibilità di curare e stare insieme alla sua piccola per tanto tempo ogni giorno. Ha così scoperto che fare il papà gli piace moltissimo, anzi, non desidera fare altro se non… raccontare del suo essere papà. Ha aperto un blog, ha scritto un libro, ha realizzato uno spettacolo… Perché di papà che raccontano ce ne sono pochi, soprattutto in tono ironico. Ma anche molto profondo.
Da che cosa è venuta l’idea di scrivere sulla paternità?
Agata non era programmata ed è nata in un momento in cui avevo deciso di prendermi un periodo di pausa dal mondo della comicità tradizionale che stavo facendo. Avevo deciso che volevo capire che cosa fare da grande e ho visto che… quello che volevo fare è il papà. Ho iniziato a scrivere su una free press la mia vita con mia figlia, ho cominciato a raccontare le mie “disavventure” agli amici e ho scoperto che c’era un gran bisogno di questo, c’era voglia di condividere, i papà erano timorosi di farsi sentire… E da qui è nato tutto.
Tua figlia ti ha cambiato la vita…
Io dico sempre che non mi ha cambiato la vita, me l’ha completamente stravolta. Ho capito che voglio stare con lei il più possibile. E non sono solo. Io sono della filosofia che l’uomo è inferiore alla donna, ma ci sono un sacco di papà oggi molto presenti con i figli. Anche le donne lo sono, ma la novità sono i papà, il tempo è cambiato. Anche se gli uomini fanno fatica ad ammetterlo. Quando faccio degli incontri con i papà, ci ritroviamo come degli alcolisti anonimi…
E le altre mamme come ti vedono?
Le mamme hanno un atteggiamento ambivalente. Da una parte positivo, pronte ad aiutare, e dall’altra sei un papà in un territorio che non è di tua competenza. A volte le donne fanno gruppo e si sentono forti della superiorità numerica e a quel punto è come se ti dicessero: “Non ti allargare troppo”. Però ai miei spettacoli sono le prime a ridere, probabilmente perché ritrovano i loro compagni in quello che dico.
Che cosa manca alle mamme che hanno i papà?
Direi che ci sono mancanze reciproche. Alle mamme in alcuni momenti manca la leggerezza, non inconsapevolezza, quella che “va beh, per una volta non succede nulla”, ai papà la profondità, quell’occhio a 360 gradi che ha la mamma, che intravvede e previene il pericolo.
Essere un papà presente è impegnativo…
Sì, ma non potrei fare altro. In ospedale quando mi hanno dato Agata da tenere in braccio non ho avuto quella emozione pazzesca che mi dicevano, mi ricordo di averle detto “Benvenuta, io sono Angelo, tuo papà” e poi gli ho messo i miei occhiali da sole e l’ho fatta vedere a Katia che ci stava guardando, facendo il gesto del rock and roll. In realtà mia figlia mi ha completamente sequestrato il cuore quando ho iniziato a viverla quotidianamente. Ora sono del tutto folle di lei, e della mamma tengo a precisare, pannolino, cordone, biberon, dottore, mi piace stare con mia figlia e seguirla in tutto. Non l’avrei mai detto ma è così. E io che non amavo i bambini…
All’inizio non volevi figli?
Agata non era programmata. Katia mi racconta che la sera che mi ha detto che sarei diventato papà, eravamo seduti a tavola, io continuavo a spostare posate e bicchiere e le dicevo “va bene, è bello, no?”. Ero spaventato. Continuavo a sparecchiare e apparecchiare, tanto che Katia mi disse: andiamo a mangiare fuori? Io: perfetto. E la tavola apparecchiata in modo dadaista è rimasta il simbolo della notizia.
E adesso pensate di allargare la famiglia?
Sì, io sono stato figlio unico e per quanto i miei genitori mi adorino, e io li adori, è un’esperienza che non vorrei che mia figlia ripetesse, sei troppo ego-riferito, troppo concentrato su te stesso, non puoi condividere.