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In Italia ancora non esiste una solida cultura paritaria del lavoro. La libertà di diventare madre paga il peso di retaggi culturali ben radicati e il riconoscimento del valore sociale della maternità è molto limitato. La nascita di un figlio è vista dalle aziende come una riduzione della produttività. È per questo che la metà delle società con meno di 50 dipendenti preferisce assumere un uomo piuttosto che una donna. Il nostro Paese sta cercando di invertire questa tendenza al fine di adeguarsi agli standard europei, introducendo un’estensione al congedo obbligatorio di paternità.
Giorni raddoppiati
Un emendamento alla Legge di Stabilità va nella direzione di favorire una maggiore condivisione della genitorialità. Anche nel 2016, quindi, il padre dovrà usufruire del congedo per prendersi cura del figlio, misura lanciata tre anni fa dall’ex Ministro Fornero. Per quest’anno, però, il papà avrà a disposizione un giorno in più: due in totale. Strada più lunga, invece, per il disegno di legge presentato al Senato che introduce 15 giorni di congedo obbligatorio per i padri, pagato all’80% dello stipendio come per le madri. “Sarà importante adesso monitorare i risultati di questa sperimentazione perché saranno utili nel percorso del disegno di legge sulla condivisione della genitorialità, di cui siamo prime firmatarie” hanno commentato Valeria Fedeli e Annamaria Parente. Il ddl è stato firmato sia da esponenti del centrodestra sia del centrosinistra.
Pari opportunità lavorative
L’allungamento del congedo dei padri ha riscosso anche i consensi del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e del presidente dell’Inps, Tito Boeri. Quest’ultimo, in una lettera, ha sottolineato come il provvedimento “vada nella direzione di un maggior equilibrio nella condivisione delle responsabilità parentali fra donne e uomini. I datori di lavoro – ha aggiunto Boeri – sapranno d’ora in poi che assumere un uomo comporta costi comparabili con quelli dell’assunzione di una lavoratrice”.
Siciliani i papà più virtuosi
La nuova proposta potrebbe favorire anche il congedo parentale facoltativo, che può durare sei mesi e che è pagato al 30%. “Le nuove norme sul congedo parentale per i padri lavoratori non hanno ancora prodotto gli effetti sperati – aveva ricordato, infatti, il Presidente Mattarella – e lo squilibrio all’interno della famiglia continua a produrre limitazioni e impedimenti a carico delle donne”. Secondo una ricerca solo il 12% dei padri italiani finora ha fatto ricorso al congedo parentale per la nascita di un figlio. I più virtuosi sono stati i papà siciliani con quasi il 35%, un dato ben più alto della media nazionale. Seguono il Lazio con un 18,4%, Sardegna (16,7%), Trentino Alto Adige (15%), Liguria (14,8%) e Valle D’Aosta (14,8%). I papà di Veneto (8,1%), Lombardia (8,1%) e Piemonte (8,4%) sono, invece, agli ultimi posti nella cura dei figli nei primi anni di vita.