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Nei giorni scorsi, la commissione Politiche europee del Senato ha espresso voto negativo alla proposta di regolamento dell’Unione europea di riconoscere i diritti dei figli di coppie gay. Inoltre ha bocciato la possibilità di adozione di un certificato europeo di filiazione, che tuteli i rapporti familiari e i bambini stessi. Il certificato europeo di filiazione è una sorta di carta di identità europea del bambino che garantirebbe l’accesso ai diritti civili e sociali anche in quegli Stati dove non risulti il suo status di figlio. Nello stesso periodo, il Ministero degli Interni italiano ha inviato una circolare alle prefetture dei vari Comuni, con indicazioni su come regolarsi con la registrazione di questi bambini. Vediamo, nel dettaglio, che cosa cambia per i figli coppie gay dopo il no del centrodestra al regolamento Ue e alla luce di queste indicazioni.
Figli coppie gay, che cosa dicono le indicazioni del Ministero
La circolare ministeriale informava i sindaci del fatto che la Corte Costituzionale a Sezioni Unite, con le sentenze emesse, dichiara che c’è un vuoto di tutela per i bambini figli di coppie gay. In altre parole, quando la nascita del bambino avviene in un altro Paese, alcuni Comuni non trascrivono i certificati di nascita con i nomi di entrambi i genitori. In seguito, vi è stato il voto al Senato sulla bozza di Regolamento EU in materia di Filiazione. Questo regolamento non si esprime in merito al sesso dei genitori, né in merito alle modalità di nascita del bimbo: prevede solo che l’atto di nascita emanato da autorità di un paese sia valido se la famiglia si sposta in altri paesi. Nel commentare il voto contrario espresso al Senato sul Regolamento EU in materia di filiazione, il Ministero ha accentrato l’attenzione sulle coppie dello stesso sesso, ritenendo che l’affermazione che, se una persona è genitore in un certo paese lo sia ovunque, significa aprire al strada ai rapporti di filiazione con coppie dello stesso sesso. In Italia, a questo proposito, a differenza di quasi tutti i Paesi Europei, non esiste una legge specifica che tuteli i nati da coppie dello stesso sesso.
Che rischi corrono i bambini nati da coppie omogenitoriali
“Il ministero degli Interni, nell’inviare la circolare ai Comuni per informare i sindaci, ha omesso che le sentenze della Corte richiamano l’importanza di intervenire con una legge” spiega l’avvocata Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni ed esperta di diritto di famiglia. “Una circolare di questo tipo è di fatto solo un’indicazione, che non ha potere vincolante per i sindaci dei comuni, a differenza di un atto normativo che ha portata vincolante”. Tutto questo può esporre a grossi problemi, perché di fatto migliaia di bambini figli coppie gay rischiano di non vedersi riconosciuto il diritto di avere entrambi i genitori, con tutte le conseguenze che ci possono essere nel quotidiano. La possibilità tocca i casi di certificato di nascita redatto nel paese dove si è avuto accesso alla “gestazione per altri” (utero in affitto) che riguarda le coppie di due uomini. Il caso delle coppie formate da due mamme è diverso, perché il parto avviene in Italia, non dovendo ricorrere alla “gestazione per altri” che non è permessa nel nostro paese. Per i nati da due donne, il Comune considera genitore solo chi ha partorito.
La mancanza di diritti comuni a tutti i bambini
Può quindi succedere che il sindaco di un determinato Comune possa dire di avere ricevuto questa circolare e quindi di non poter trascrivere il nome di entrambi i genitori, se così gli suggeriscono le sue convinzioni e il suo orientamento politico. Poiché, però, la circolare ministeriale non ha un valore giuridicamente vincolante, il sindaco può decidere di registrare entrambi i nomi dei genitori poiché non viola nessuna norma e riporta nei registri italiani uno status del nato già configurato all’estero. Con la Circolare del Ministero, che di fatto affida alla scelta del sindaco di un Comune la trascrizione o no dei nomi di entrambi i genitori sul certificato, si potrebbe assistere alla situazione di Comuni che trascrivono e altri no a seconda del tipo di orientamento politico, una situazione inaccettabile per il diritto dei bambini alla certezza di avere entrambi i genitori.
Figli coppie gay e rischio discriminazione
“Nel momento in cui non si trascrive quel certificato, che configura già uno status giuridico di filiazione, creato in un altro paese, si violano i diritti fondamentali del bambino ad avere una famiglia” aggiunge l’esperta. Inoltre i sindaci si devono anche assumere la responsabilità di motivare la decisione, che è una discriminazione in base all’orientamento sessuale dei genitori, commettendo pertanto un ulteriore reato. Il risultato? Ci saranno comuni che trascriveranno e altri no, esattamente come era successo in precedenza. Emerge però chiaramente la volontà politica dell’attuale governo, che è contrario alla “gestazione per altri” e ai rapporti di filiazione che legano le coppie omosessuali.
Cosa potrebbe succedere a un bambino figlio di una coppia omosessuale?
Se un Comune trascrive entrambi i nomi dei papà o delle mamme, il bambino è figlio dei due genitori esattamente come tutti gli altri davanti alla legge, con tutti i diritti per scuola, sanità e così via.
Se, invece, un Comune con un tipo di orientamento differente si rifiuta, ecco che cosa succede al bambino.
- È figlio di un solo genitore, ossia quello biologico
- L’altro genitore lo deve adottare (cosa consentita in casi particolari) e allora risulta figlio adottato, non figlio legittimo o riconosciuto dalla coppia che lo voluto accedendo alla Pma come previsto dalla legge 40/04
- Chi può iscrivere il bambino a scuola, chi lo può ritirare e così via? Lo fa il genitore che risulta dalla trascrizione e, in caso di adozione, anche l’altro genitore
- Per le questioni sanitarie come per esempio nella scelta del pediatra, in caso di ricovero e così via, se risulta un solo genitore, è solo lui che viene consultato. In caso di adozione intervengono entrambi
Qual è al momento la situazione in Italia
Al momento, secondo la legge italiana, le coppie dello stesso sesso sono escluse dalle procedure della Procreazione medicalmente assistita, che resta riservata solo alle coppie di individui maggiorenni di sesso diverso, coniugati o conviventi, in età fertile. Le coppie gay possono allora, nel caso delle donne, rivolgersi ai paesi dove la Pma (procreazione medicalmente assistita) eterologa non ha certe limitazioni ma è aperta anche alle coppie omosessuali oppure, nel caso delle coppie di due uomini, recarsi in Paesi dove è disponibile la cosiddetta “gravidanza per altri”, quella che viene anche definita “utero in affitto”.
Diritti genitoriali dei gay, facciamo un passo indietro
Nel 2017 i Tribunali italiani hanno iniziato a far trascrivere gli atti di nascita americani che riportavano all’origine due padri. Canada e Stati Uniti sono al momento gli unici Paesi che permettono alle coppie gay italiane di accedere alla maternità surrogata. Nel 2018, la sindaca di Torino ha iniziato a riconoscere a pieno titolo i padri gay e le madri lesbiche basandosi su una particolare interpretazione della legge 40 sulla Pma.
In seguito altri sindaci, come quello di Milano, hanno seguito la stessa regola, dapprima solo per le madri, poi anche per i padri. I riconoscimenti sono fatti per tutelare l’interesse dei bambini ad avere due genitori. A dicembre la Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha rilevato un vuoto di tutela per i nati da coppie dello stesso sesso, invitando il Parlamento ad emanare una legge per i bambini nati all’estero con la maternità surrogata da due padri gay, che possono essere riconosciuti con l’adozione in casi particolari, ma comunque restano differenze tra nati.
A gennaio 2023 il ministero dell’Interno ha sollecitato i prefetti (che hanno il compito di far valere le sue direttive a livello territoriale) a far applicare la sentenza, chiedendo l’annullamento di eventuali riconoscimenti alla nascita. La settimana scorsa il prefetto di Milano ha imposto al sindaco di usare le adozioni in casi particolari per riconoscere anche i figli nati in Italia da due madri.