Family act, un sostegno a famiglie contro la denatalità

Lorenzo Marsili A cura di Lorenzo Marsili Pubblicato il 06/08/2020 Aggiornato il 07/07/2023

La Società italiana di neonatologia (Sin) plaude il Family act e sottolinea l’importanza di incentivi e sostegno per contrastare il problema della denatalità

Family act, un sostegno a famiglie contro la denatalità

La Sin accoglie con favore il Family act. Grazie alle misure economiche e strutturali contenute nel Family act, i genitori avranno maggiore sostegno per la crescita dei propri figli e si potrà contrastare il problema della denatalità. L’assegno universale a partire dal settimo mese di gravidanza, così come l’indennità per le madri lavoratrici erogata al rientro post-congedo e il congedo di paternità flessibile esteso a dieci giorni, costituiscono finalmente un aiuto concreto.

Un sostegno per la genitorialità

Il professor Fabio Mosca, presidente della Sin, plaude il Family act e, da neonatologo, si dice soddisfatto per quella che sembra porsi come prima vera e organica proposta di misure e incentivi a sostegno della genitorialità. Un provvedimento che, finalmente, mette al centro la famiglia di oggi e del futuro e dovrebbe aiutare i genitori a conciliare meglio vita e lavoro.

Conciliare famiglia e lavoro

Come sottolineato dal professor Mosca, la creazione di condizioni favorevoli alle nuove e future famiglie e la capacità di conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro, deve porsi come obiettivo quello di contrastare il problema sempre più annoso della denatalità, che in Italia sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Al contempo, occorre assicurare il corretto sostegno per la cura di neonati e bambini.

I problemi delle famiglie

Purtroppo, da un paio di decenni le politiche sociali sembrano essersi dimenticate delle famiglie. Tra i problemi maggiori: la mancanza di asili nido (anche aziendali), tempi di congedo parentale non in linea con i ritmi odierni e sostegno economico alle famiglie che copre solo i primi anni di vita del bambino. Questo, unito alla crescente difficoltà di conciliare vita e lavoro, è un grosso freno alla genitorialità. A conferma, basti pensare che oggi il 50% delle donne non lavora e, come rivelato dall’Ispettorato nazionale del lavoro, nel 2019 ben 37mila donne hanno abbandonato la propria occupazione dopo la nascita dei figli.

Essere mamma oggi

Al contempo, anche quando si ha un figlio, politiche poco attente influiscono negativamente sull’allattamento al seno. Un aspetto non da poco, visto che fotografa alla perfezione le difficoltà di essere mamma oggi. Infatti, se nei primi giorni di vita il 90% delle donne allatta al seno, già al quarto mese la percentuale scende al 31%, per poi passare a solo al 10% al sesto mese. Per questo motivo, la Sin chiede che il congedo di maternità postnatale sia esteso almeno fino a sei mesi, così da permettere la crescita corretta del piccolo e, grazie al latte della mamma, fornirgli un impareggiabile supporto per la sua salute.

Il Family act riaccende il dibattito

Il Family act proposto si inserisce dunque in un contesto tutt’altro che roseo. Si tratta di un provvedimento che riaccende il dibattito attorno al problema della denatalità in Italia e delle difficoltà dei giovani di “mettere in cantiere” (e poi crescere) un figlio. Il professor Mosca rimarca dunque l’importanza di disporre di tutte le risorse possibili così da fornire più sostegno alle famiglie prima e dopo la nascita, garantendo il meglio per il piccolo e per i suoi genitori. Infine, sottolinea il presidente del Sin, occorre colmare le diseguaglianze regionali in tema di welfare e sanità.

 

 
 
 

Da sapere!

Secondo l’Istat, quest’anno in Italia si toccherà il record negativo in tema di nascite.

 

Fonti / Bibliografia

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