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Un bimbo autonomo è un bimbo sano. Lo sanno bene i genitori che spesso si chiedono come educare i bambini all’autonomia. Si tratta di un percorso lungo, che parte dalla nascita, e che chiede di essere seguito e supportato dagli adulti, senza fretta e senza eccessive ansie. Vediamo quindi idee e consigli pratici della dottoressa Rossella Trombacco, responsabile 0/6 per Fondazione Montessori Italia.
Come favorire l’autonomia dei bambini
«E’ assolutamente vero che i genitori si pongono spesso la domanda sul come educare i bambini all’autonomia» commenta l’esperta. «In realtà occorre subito riflettere sul fatto che è la natura stessa a mettere l’essere umano sulla strada dell’autonomia. Basti pensare alla nascita, momento in cui il neonato passa dalla completa dipendenza dalla madre alla gestione autonoma di processi fisiologici come il respirare e il nutrirsi. Non è un caso, infatti, che l’uscita dall’utero materno si configuri come uno choc. Si tratta comunque di un primo passo di un lungo cammino verso l’autonomia che vede come secondo passaggio quello del muoversi. Sin dalla nascita, in realtà, il neonato mette in atto una serie di movimenti visivi che restano comunque limitati a un arco spaziale piuttosto ridotto e quindi difficilmente percepibili dall’adulto; l’autonomia nel movimento diventa però più chiara ai genitori quando il piccolo prima comincia a muovere braccia e gambe nella culla e poi striscia, rotola, inizia a gattonare.
Si lancia quindi all’esplorazione dell’ambiente, altro fondamentale passaggio verso l’autonomia». in questo momento entra direttamente in gioco l’adulto che può mettere in atto una serie di pratiche atte a favorire il processo di autonomia del bambino. «La più importante in questa fase è quella di preparare l’ambiente perché il bambino possa liberamente muoversi nell’esplorazione del mondo che lo circonda» spiega l’esperta. «Che si tratti del nido, della casa o del giardino occorre fare in modo che il piccolo possa inizialmente gattonare e poi muovere i primi passi senza costrizioni che ne limitino il movimento, prestando ovviamente massima attenzione alla sicurezza».
Educare all’autonomia secondo il metodo Montessori
«Partiamo da uno dei concetti cardine della pedagogia montessoriana: come è importante la salute del corpo, altrettanto è importante quella della mente. In questa ottica si capisce quanto sia basilare che i genitori si occupino, oltre che della cura strettamente fisica del piccolo, anche di sostenere uno sviluppo di dimensioni basilari per una crescita sana come appunto l’autonomia» spiega la dottoressa Trombacco. «Torniamo quindi al discorso precedente: già dai tre, quattro mesi è utile che i genitori si prendano cura di adattare l’ambiente in modo che il neonato possa muoversi liberamente realizzando così pienamente, senza ostacoli, il suo bisogno di esplorare e quindi di manifestare la sua prima forma di autonomia dall’adulto. Ecco perché è importante, quando lo si veste, lasciare che abbia le manine e i piedini liberi in modo che facilmente possa girarsi, rotolare, cambiare prospettiva con il corpo e fare quindi esperienza di un sé che è distinto da quello della mamma, del papà o di chi lo accudisce. Verso i sei-sette mesi il bambino comincia a indirizzarsi verso gli oggetti. In questo momento fornire al piccolo il cestino dei tesori montessoriano è molto utile in funzione, non solo dello sviluppo motorio, ma anche di quello dell’autonomia. Il cestino dei tesori spinge infatti il piccolo a raggiungere gli oggetti e gli consente di compiere una scelta autonoma verso l’oggetto che in un determinato momento decide di esplorare. Lo sceglie, lo appoggia, lo riprende, lo sposta, tutti gesti che sostengono la sua autonomia.
Per altro mentre il bimbo è concentrato nell’attività esplorativa dentro al cestino si libera dell’ansia per l’assenza del genitore: comincia quindi a rendersi conto che può stare senza di lui e l’ago della bilancia si sposta, piano piano, dalla totale dipendenza verso l’indipendenza». Il genitore deve quindi “sparire” per favorire l’autonomia del piccolo? «E’ vero esattamente il contrario» spiega Trombacco. «E’ basilare che il neonato che esplora gli oggetti e l’ambiente possa tornare appena lo desidera dal genitore, che rappresenta per lui un porto sicuro: solo se ha questa certezza, infatti, il piccolo può sperimentare momenti di indipendenza sempre più ampi nella sicurezza che poi potrà tornare ad essere dipendente dal genitore quando ne sentirà il desiderio e la necessità. Ecco perché è basilare che i genitori, nel momento in cui si chiedono come educare i bambini all’autonomia, partano del concetto che una relazione salda, fatta di attenzione e cure, di abbracci e di risposte positive alle richieste di protezione del piccolo, come quella di dormire nella stanza dei genitori, è la base per l’indipendenza». E come suggerisce sempre la pedagogia montessoriana il percorso del bambino verso l’autonomia va vissuto dal genitore senza ansie. «Non è il caso di preoccuparsi se il piccolo sviluppa una dinamica rivolta più alla dipendenza che all’indipendenza» conferma l’esperta. «Sono moltissime le variabili che entrano in gioco nel momento in cui si parla di autonomia: i primogeniti, ad esempio, tendono in genere ad essere più autonomi di fratelli nati successivamente proprio perché, essendo ancora soli, non devono contendersi con altri l’attenzione dei genitori. Ci sono poi particolari situazioni come il cambio di casa o la semplice partenza per le vacanze che nei bimbi possono generare sentimenti di ansia che li spingono verso una maggior dipendenza verso i genitori».
Autonomia bambini scuola infanzia
«E’ quindi la dinamica dipendenza/indipendenza, che possiamo definire meglio come co-dipendenza dal momento che anche l’adulto trae piacere nell’accudire e nello stare accanto al piccolo, che permette lo sviluppo dell’autonomia» commenta l’esperta.
«A poco a poco il bimbo che cresce sperimenta momenti sempre più dilatati nel tempo di indipendenza e questo rafforza la sua sicurezza: occorre infatti sempre sottolineare che autostima e autonomia vanno di pari passo». Un bambino che ha fiducia in sé è stimolato ad essere autonomo così come del resto, in un circolo virtuoso, il piccolo che vive fasi di indipendenza accresce la propria autostima. «Il consiglio per i genitori è comunque sempre quello di non avere fretta» commenta Trombacco. «Non esistono rigide tabelle che indichino quello che un bimbo dovrebbe fare a una determinata età per dirsi autonomo: la conquista dell’indipendenza è un processo progressivo che procede con lentezza, con passi avanti, ma anche con regressioni. L’adulto può sostenerlo, favorirlo ma mai spingerlo». E’ la crescita infatti e lo sviluppo di determinate abilità psico-motorie che consentono al bambino di mangiare da solo, di vestirsi da solo e così via. «Sicuramente una delle prime e basilari forme di autonomia che il bambino acquisisce è la cura di sé che si esprime ovviamente in gesti diversi a seconda delle capacità e dell’età» continua Trombacco. «Ma non va dimenticato che l’autonomia si esprime fondamentalmente, anche nel bimbo piccolo, nella capacità di scegliere come impiegare il proprio tempo; una scelta che viene espressa già dal neonato quando cominciando a rotolare e gattonare decide dove spostarsi e che poi si sviluppa attraverso la selezione di quale oggetto manipolare. Torna anche qui il discorso di quanto sia importante che il genitore appronti un ambiente a misura di bambino: se il piccolo desidera un gioco che è stato messo su un mobile anziché vicino a lui, sarà la mamma a doverglielo dare e questo non permette certo lo sviluppo dell’autonomia. Un oggetto messo alla sua portata consente invece al piccolo di sceglierlo, manipolarlo, lanciarlo, schiacciarlo e così via, tutti gesti espressione di una libera decisione personale».
Autonomia bambini scuola primaria
Al nido e nella scuola dell’infanzia l’autonomia dei piccoli si esplica nella totale libertà: possono muoversi, giocare, interagire con gli altri bambini senza che ci siano vincoli esterni che li limitano, diventando a poco a poco sempre più responsabili delle loro scelte. Nella scuola primaria il bimbo è costretto a relazionarsi con apprendimenti di base e si trova quindi obbligato a svolgere determinate attività.
«Dal momento che tutto ciò è necessario, ma può risultare più o meno difficoltoso per i bambini, è importante che la scuola sia strutturata in modo tale che esistano comunque ampi margini di scelta autonoma» commenta Trombacco. «Il tempo del bambino, che fino alla scuola dell’infanzia era unitario e strutturato tutto sul gioco, ora diventa, proprio come quello dell’adulto, un tempo parcellizzato. L’obiettivo è quindi quello che il bambino arrivi a una gestione non solo autonoma, ma anche armoniosa del tempo: quello da dedicare alla cura del sé, quello per le attività di studio e quello per il gioco. Non è un compito facile, anzi, e il genitore dovrebbe sempre evitare, di fronte alle inevitabili difficoltà e agli sbagli del piccolo, di sgridarlo e punirlo. Molti genitori vivono il fatto che il bambino sia costretto ad organizzare il proprio tempo come una violenza e un limite alla sua libertà: dovrebbero invece pensare che si tratta di una necessaria tappa di crescita e di sviluppo dell’autonomia che permetterà poi, anche da adulti, di stabilire una strutturazione del tempo dove non manchino libertà e divertimento».
Come educare i bambini all’autonomia: consigli pratici
L’acquisizione della piena autonomia da parte dei bambini è un processo lungo, a volte più rapido, a volte meno, spesso difficoltoso, che l’adulto deve supportare con le sue competenze e le sue capacità. Ecco qualche consiglio dell’esperta su come educare i bambini all’autonomia, concetti alla base del metodo Montessori.
- Preparare l’ambiente. E’ un passaggio che vale a tutte le età. Un ambiente ben organizzato e a misura di bambino, oltre ad essere sicuro, consente il fare autonomo, più o meno strutturato in base allo stadio di sviluppo. Anche il mettere oggetti nell’ambiente che permettano al piccolo prima di raggiungerli e poi di manipolarli è un’ottima strategia per favorire l’autonomia.
- Accettare i piccoli incidenti che sono espressione di autonomia. Il bambino che si sporge sul tavolo e svita il tappo di una bottiglia, con buone probabilità ne rovescerà il contenuto. Anziché punirlo, il genitore dovrebbe pensare che il gesto è un passo verso l’indipendenza e premunirsi preparando l’ambiente in modo che un simile inconveniente non capiti più.
- Non punire le manifestazioni di autonomia. Il bimbo sin da piccolo tende ad esplorare, avventurarsi, mettersi alla prova. Soprattutto quando si trova all’esterno, dove preparare l’ambiente non è possibile da parte dell’adulto, è importante non punire il bimbo che si allontana ma spiegargli i pericoli che può correre quando esce dal raggio di controllo del genitore. Tutto senza mettergli l’ansia di un mondo “cattivo” che vuole solo fargli male.
- Osservare e valutare con attenzione. Il grado di sviluppo, il carattere, le predisposizioni naturali del bambino condizionano ovviamente il raggiungimento delle diverse tappe di autonomia. Ci sono bambini che imparano presto a lavarsi da soli e altri che hanno bisogno di più tempo. Anche l’ambiente gioca un ruolo molto importante: è chiaro che in un contesto urbano ad alta densità di macchine un bambino diventerà autonomo nell’andare da solo per strada più tardi rispetto ad un coetaneo che vive in un paese più piccolo e meno trafficato.
- Appena possibile affidare piccoli compiti. Lo si può fare sia all’interno di casa come, ad esempio, riordinare la propria stanza, ma sono soprattutto i compiti all’esterno a gratificare maggiormente il bambino, rendendolo sicuro e favorendone l’indipendenza. Appena possibile mandare il bambino a fare qualche piccolo acquisto vicino a casa lo fa sentire “grande” e utile per la famiglia, sollecitandone l’autostima e spingendolo sempre più verso l’autonomia.
In copertina foto di Yan Krukau via Pexels.com