Chroming, la nuova sfida social che porta gli adolescenti alla morte

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 11/03/2024 Aggiornato il 11/03/2024

L’ultimo episodio di chroming è costato la vita a un bambino di 11 anni. Vediamo di che cosa si tratta, quali rischi comporta e come è possibile difendere i propri figli.

Chroming, la nuova sfida social che porta gli adolescenti alla morte

Il chroming, una pericolosa sfida social, sembra essere la causa della morte di un ragazzino inglese di appena 11 anni. Il bambino stava partecipando a un pigiama party a casa di un amico e ha avuto un arresto cardiaco improvviso, probabilmente a seguito dell’inalazione di una sostanza tossica. Si tratterebbe purtroppo solo dell’ennesimo episodio di decesso di un giovanissimo che si mette alla prova in sfide che espongono a seri rischi. Vediamo in che cosa consiste il chroming e, soprattutto, come è possibile proteggere i propri figli.

Che cos’è il chroming

Con il termine chroming si indica una sfida sui social (oggi si parla di challenge) che fa parte di giochi pericolosi e purtroppo molto popolari tra gli adolescenti. Il chroming consiste nell’inalare sostanze chimiche dall’aroma intenso, per esempio solventi, vernici, colle e altri prodotti che si possono trovare nelle abitazioni. Secondo la Polizia di Stato, l’abitudine di inalare queste sostanze è diventata una pratica diffusa tra i più giovani, molto pericolosa perché può causare diversi effetti nocivi sull’organismo, oltre a stati di alterazione mentale. In particolare, gli esperti suddividono gli inalanti  in diverse categorie :

  • solventi volatili (che si trovano in colle, vernici, diluenti, combustibile per accendini, benzine)
  • aerosol (presenti in lacche per capelli, deodoranti, vernici spray)
  • gas anestetici come etere, cloroformio, protossido d’azoto o ‘gas esilarante’, di uso medico
  • nitriti volatili come il nitrito d’amile, che si può trovare in alcuni farmaci, e nitrito di butile, contenuto nei deodoranti.

Questi prodotti sono molto diffusi negli ambienti domestici e accedere ad essi non è difficile per molti bambini e ragazzi. La mancanza di normative specifiche sulla vendita ne aumenta la facilità di accesso e, dall’altro lato, li fa percepire come meno pericolosi da parte delle famiglie.

Cosa si rischia e quali sono i soggetti più esposti

L’inalazione dei solventi e delle altre sostanze provoca una serie di effetti negativi sull’organismo, soprattutto danni a fegato, reni e sistema nervoso. I sintomi di intossicazione variano a seconda del tipo di prodotto inalato, della quantità e delle caratteristiche della persona. Respirare inalanti in grandi quantità può provocare intossicazioni acute e a volte fatali. Inalare quantità ridotte porta invece a intossicazioni croniche. Vediamo che cosa può succedere.

Intossicazione acuta

L’inalazione di solventi in grande quantità provoca disinibizione a basse dosi e depressione. Il ragazzino può avvertire un senso di esaltazione, con vertigini, confusione mentale, difficoltà di linguaggio e alterazione del giudizio. Può arrivare a nutrire illusioni di forza superiori alle sue reali capacità, perfino l’impressione di poter nuotare o volare. In questo modo si espone a seri rischi. Questa prima fase di intossicazione ha una durata di 45 secondi-un minuto al massimo ed è seguita da una fase di sonnolenza che dura circa un’ora. In questa fase possono comparire convulsioni e perdita di coscienza. In qualche caso, per fortuna raro, si va incontro a decesso per edema-emorragia polmonare o arresto cardiaco.

Intossicazione cronica

L’abuso ripetuto di inalanti comporta prima di tutto un forte dimagrimento, non giustificato dal mangiare meno. Possono comparire sintomi neurologici come tremori, epilessia, riduzione delle capacità cognitive. Il consumo cronico può esporre a forme di dipendenza.

Perché si segue una challenge social mortale?

Le sfide tra i giovanissimi sono sempre esistite e, per certi aspetti, sono “normali”. Indicano infatti il desiderio di mettersi alla prova all’interno del gruppo e del contesto sociale, dimostrando di essere adulti e quindi di potersi emancipare dal controllo dei genitori. Affrontare situazioni pericolose regala la sensazione di esorcizzare e, quindi, controllare realtà che fanno paura, per esempio la morte o il dolore. Il problema è che oggi l’esistenza dei social favorisce una rapida diffusione di queste sfide e ne amplifica la portata, spostando i limiti sempre più in là. Questi moderni “riti di iniziazione” esercitano un fascino irresistibile sui giovanissimi che vivono perennemente connessi e sono facilmente suggestionabili.

Il parere dell’esperta sulle sfide estreme

Spiega la psicologa milanese Arianna Cornali: “Gli adolescenti hanno un’alterata percezione dei rischi e delle loro conseguenze. Questo si accompagna alla necessità di provare un senso di appartenenza al gruppo, di accrescere la propria autostima o, al contrario, di evitare prese in giro da parte dei pari”. Per queste ragioni sono portati a esporsi a situazioni obiettivamente pericolose senza una adeguata valutazione delle conseguenze. Un altro motivo per cui i ragazzini di oggi sono a rischio è il fatto che non sono preparati ad affrontare e a gestire da soli le proprie paure, come invece succedeva un tempo. Spesso sono iperprotetti nei primi anni di vita, si cerca di risparmiare loro preoccupazioni e dolori. Le esperienze negative, come i lutti e la morte, sono però accadimenti naturali, che fanno parte della vita. Quindi è normale che, crescendo, si trovino a fronteggiare emotivamente queste paure, affrontandole con le modalità trasgressive ed eccessive, tipiche dell’adolescenza.

Cosa possono fare i genitori

Non è semplice fornire indicazioni di comportamento per proteggere i propri ragazzi dalle conseguenze estreme di prove assurde come il chroming. Infatti non sono più bambini piccoli, per i quali era sufficiente mettere sotto chiave i farmaci pericolosi.

  • È invece essenziale fornire ai figli strumenti emotivi che permettano loro di riconoscere le proprie paure e  gestirle, accettando i limiti senza cercare di superarli con dimostrazioni che possono esporli a rischi.
  • I genitori hanno un ruolo essenziale nel riconoscere un disagio del proprio figlio, senza sottovalutarlo attribuendolo semplicemente alla crescita. Dovrebbero sostenerlo nel rispetto della sua esigenza di libertà e di spazio, vigilando nel caso abbiano il sospetto di comportamenti pericolosi.
  • Nel caso, più che le punizioni è opportuno un dialogo aperto e sincero, anche se non sempre facile per via del gap generazionale. In questo caso la scelta vincente è rivolgersi a uno psicologo che possa fornire un aiuto specialistico.
  • Un supporto da parte della famiglia e degli esperti aiuta un ragazzino a non sentirsi solo e ad acquisire maggiore sicurezza e autostima, senza ricorrere a comportamenti estremi che possono esporlo a rischi.

Foto di 7721622 per pixabay.com 

 
 
 

In breve

Può capitare che un ragazzino si lasci trascinare da una sfida pericolosa come il chroming senza valutarne le conseguenze. Per proteggerlo, i genitori devono cogliere eventuali segnali di cambiamento e disagio, rivolgendosi a uno specialista.

 

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