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Crisi economica, inquinamento ambientale, stili di vita scorretti e da ultimo anche il riscaldamento globale: sono tante le cause all’origine del crollo delle nascite che in Italia ha toccato i suoi minimi storici. Ecco perché non “sprecare” la propria fertilità, ma anzi cercare di ottimizzarla è fondamentale se si vuole mettere in cantiere un bebè.
Fertilità, un bene da proteggere
Occorre, innanzitutto, sapere che la fertilità non è un dato immutabile. Tutt’altro! È soggetta a molte variabili, peraltro diverse, tra uomo e donna.
– Nella donna la fertilità è soprattutto inversamente proporzionale all’età: il picco della fertilità si raggiunge intorno ai 25 anni. La maggior parte delle donne non è consapevole del fatto che dopo i 35 anni la qualità e la quantità degli ovuli diminuisce. Incidono poi anche malattie – spesso sottovalutate e sottostimate – come le infezioni sessualmente trasmesse (a cominciare dalla clamidia), l’endometriosi che, spesso diagnosticata a distanza di anni dal suo insorgere, fa perdere molto tempo prezioso, e la sindrome dell’ovaio policistico.
– Nell’uomo, invece, più che l’età (resta infatti fertile molto più a lungo rispetto alla donna) contano i fattori ambientali: lo stile di vita (fumo, alcol, ma anche lo stress sono nemici della fertilità), l’inquinamento atmosferico, i pesticidi e da ultimo si è scoperto anche il riscaldamento globale.
Come si verifica
“Per conoscere lo stato della propria fertilità, è consigliabile rivolgersi a centri specializzati – spiega la dottoressa Daniela Galliano, specializzata in ginecologia, ostetricia e medicina della riproduzione, responsabile del Centro PMA di IVI Roma – . I primi test da effettuare sono: un’ecografia pelvica, un esame del sangue ormonale e un’analisi del liquido seminale. Quindi, a seconda delle alterazioni riscontrate, si procede all’esecuzione di esami più approfonditi. Durante la prima visita il medico considera fattori come l’età, l’ormone anti-Mülleriano e i risultati degli esami su tiroide, vitamina D, clamidia; oltre che test delle tube, test genetici, test specifici in caso di aborti ripetuti o i risultati di una consulenza genetica sulla coppia”.
Non aspettare troppo
Prosegue l’esperta: “si raccomanda un check-up della propria fertilità non appena si decide di volere un figlio. In particolare, in caso di coppie sotto i 35 anni è bene rivolgersi a un centro specializzato dopo aver cercato invano la gravidanza per un anno. Mentre, per le coppie sopra i 35 anni, consigliamo di rivolgersi a un esperto già dopo 6 mesi di tentativi non andati a buon fine. Inoltre, è bene tener presenti una serie di segnali che possono indicare delle anomalie”.
Che cosa si può fare
Se gli esami danno un esito sfavorevole (il che non è infrequente se si considera l’elevato numero di coppie con accertati problemi di infertilità), si possono intraprendere varie strade, in base anche alle problematiche emerse. “La scelta migliore – spiega Daniela Galliano – è procedere alla preservazione della fertilità, attraverso la crioconservazione degli ovociti, il prima possibile. Anche gli uomini dovrebbero crioconservare il proprio liquido seminale, dato che si tratta di una procedura molto semplice che assicura la possibilità di utilizzare, in futuro, i propri gameti per diventare genitori. Si può poi far ricorso a numerose tecniche per la fecondazione assistita – conclude l’esperta – da quelle più semplici (come il monitoraggio del ciclo e l’inseminazione artificiale), idonee per pazienti giovani con problematiche non gravi, alle tecniche più avanzate (come la fecondazione in vitro) indicate per le coppie che hanno problemi più complessi”.
Fonti / Bibliografia
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- Fertilità e ormone antimulleriano (AMH) - IVI ItaliaL’ormone antimulleriano è una glicoproteina che viene prodotta nell’uomo dai testicoli e nella donna dai follicoli