Si tratta dei cosiddetti esami preconcezionali (cioè da effettuarsi quando si decide di rimanere incinta): hanno lo scopo di evidenziare eventuali malattie che possano compromettere la gestazione e/o il benessere del feto. Gli esami preconcezionali hanno un’importante funzione preventiva. Nel momento in cui, infatti, si scopre che la donna non è immune da una malattia (per esempio, la toxoplasmosi o la rosolia), perché nel suo sangue non vengono trovati gli anticorpi specifici, possono essere messe in atto misure di comportamento o predisposte eventuali vaccinazioni proprio per evitare che si ammali nei nove mesi.
Alcuni esami preconcezionali non riguardano solo la donna, ma vengono anche estesi al partner, in quanto permettono di rivelare se il partner è portatore di particolari malattie ereditarie, come, per esempio, l’anemia mediterranea o altre malattie del sangue.
La ricerca del fattore Rh
Entrambi i partner devono sottoporsi a un semplice prelievo di sangue per la ricerca del gruppo sanguigno (ABO) e del fattore Rh (positivo o negativo). Se entrambi i partner hanno il fattore Rh positivo o negativo, non ci sono problemi. Diverso è il caso se uno è Rh positivo e l’altro è Rh negativo. Perché in questo caso il bimbo potrebbe nascere con un fattore Rh diverso da quello della madre, ossia con quello ereditato dal padre. Ciò creerebbe un’incompatibilità sanguigna con relative conseguenze. I problemi, comunque, in genere non sorgono con il primo figlio, ma con i successivi. Gli anticorpi materni (creati dopo il primo parto), infatti, vengono spinti a riconoscere come estranei i globuli rossi del bimbo e a distruggerli (malattia emolitica neonatale o eritroblastosi fetale). In ogni caso, alla futura mamma viene prescritta una speciale analisi, detta test di Coombs, per verificare che non sia già entrata in contatto con sangue dal fattore Rh diverso dal proprio. Questo può accadere, per esempio, nel caso in cui la donna sia stata sottoposta a trasfusioni o abbia avuto un aborto. Il ginecologo può richiedere test per le malattie sessualmente trasmissibili, come l’aids, la clamidia e la sifilide, la cui presenza può creare problemi alla gravidanza e allo sviluppo del feto prima e alla salute del neonato poi.
Pap test, rubeo test e toxotest
Questi esami riguardano solo la donna. Il pap test consiste in un prelievo di cellule dal collo (la parte inferiore) dell’utero. Si tratta di un esame assolutamente indolore, ma fondamentale per la prevenzione di tumori del collo dell’utero. Attraverso il rubeotest (un esame del sangue), invece, vengono ricercati gli anticorpi del virus della rosolia, una malattia che, se contratta nei primi quattro mesi di gestazione, può condurre ad altissime probabilità di malattie serie del feto. Se la donna risulta immune perché ha contratto l’infezione in passato o perché sottoposta alla vaccinazione, non ci sono problemi. Viceversa, le viene raccomandato di vaccinarsi contro la rosolia. Il toxotest (un esame del sangue) permette, infine, di ricercare la presenza gli anticorpi della toxoplasmosi, una malattia normalmente innocua ma che, se contratta in gravidanza, può portare ad anomalie fetali. Se la donna non risulta immune dalla malattia (se cioè non ha mai contratto in passato la toxoplasmosi), deve ripetere il toxotest ogni mese fino al parto per individuare al più presto un eventuale contagio dei nove mesi. Inoltre, proprio per evitare l’infezione, deve seguire alcune regole igienico-alimentari: non mangiare carne cruda e salumi (è concesso solo il prosciutto cotto), lavare accuratamente la frutta e verdura ed evitare il contatto con gli escrementi degli animali domestici (soprattutto di gatti) che possono essere veicolo dell’infezione. Il toxoplasma gondii, infatti, può essere presente nel terreno e quindi contaminare il foraggio degli animali, la frutta e la verdura.
Per rimanere incinta subito dopo il ciclo occorre conoscere il proprio ciclo mestruale, ossia il periodo che va dal primo giorno di mestruazione sino all’arrivo della mestruazione successiva. La sua durata di norma è pari a 28 giorni (ciclo regolare), compresi 4-5 giorni di perdite mestruali, ma può variare molto da donna a donna (cicli di 23 o di 35 giorni). Questa variabilità riguarda solo la prima metà del ciclo; la seconda metà ha, infatti, una durata fissa di 14 giorni dal momento dell’ovulazione.
In un ciclo mestruale di 28 giorni si individuano due fasi: quella di 14 giorni (fase follicolare o proliferativa), che ha inizio il primo giorno della mestruazione fino al momento dell’ovulazione, e quella successiva (fase luteinica o luteale), che arriva fino al ventottesimo giorno del ciclo e che porta dall’avvenuta ovulazione allo sviluppo di una gravidanza oppure, nel caso in cui non ci sia stato un concepimento, alla nuova mestruazione.
Si può rimanere incinta subito dopo il ciclo quando questo è corto (23-25 giorni) perché in questo caso appena terminate le mestruazioni può verificarsi l’ovulazione (che in un ciclo regolare si verifica invece intorno al 14° giorno). Per essere certe, però, che anche in un ciclo corto il periodo fertile cada subito dopo la fine delle mestruazioni occorre verificare l’ovulazione attraverso i test di ovulazione e/o il controllo della temperature basale. Come per i test di gravidanza, i test di ovulazione funzionano bagnando con le urine lo stick e la lettura è simile a quella dei test di gravidanza. Più semplici da interpretare sono quelli dotati di un piccolo computerino. Ci sono due tipi principali di test: quelli che controllano l’ormone Lh (ormone luteinizzante) e quello che controllano sia l’ormone Lh sia l’estradiolo. Questi stick richiedono prove quotidiane a partire da circa una settimana prima della presunta ovulazione. Anche il controllo della temperature basale (da solo) o in abbinamento ai test di ovulazione può indicare il periodo di picco ovulatorio. La temperatura basale, infatti, aumenta dai 3 ai 5 decimi di grado e rimane elevata dopo l’ovulazione. Questo aumento di temperatura è causato dal progesterone (ormone sessuale femminile). L’aumento si individua misurando la temperatura nelle stesse condizioni alla stessa ora (prima di alzarsi dal letto la mattina). Trattandosi però di una variazione leggera, è suscettibile di errori di valutazione e può subire piccole variazioni anche per molti altri motivi. Un ulteriore segnale dell’ovulazione è data dalla presenza di muco cervicale: soggetto a variazioni di densità, colore e quantità determinate dalle fluttuazioni dei livelli di estrogeni (ormoni sessuali femminili), intorno al periodo di ovulazione diventa chiaro, liscio e scivoloso, con la consistenza del bianco d’uovo, favorendo così il passaggio degli spermatozoi e assicurando maggiori probabilità di concepimento.
Il successo nella ricerca di un bambino è influenzato da diversi fattori, come lo stress, problemi ormonali, malattie (come l’ovaio policistico e l’endometriosi) e variazioni del peso corporeo (obesità, ma anche eccessiva magrezza). Per rimanere incinta velocemente, quindi, occorre che l’organismo nel suo complesso (corpo e mente) funzioni al meglio. Esistono al riguardo una serie di consigli e di regole da seguire per avere più probabilità di rimanere incinta velocemente.
1. Programmare la gravidanza, ovvero decidere in modo consapevole quando è il momento più opportuno non solo per la donna ma anche per la coppia per cercare un figlio.
2. Assumere acido folico (sono consigliati circa 0,4 milligrammi al giorno) per ridurre il rischio di spina bifida e di altre malformazioni fetali.
3. Preferire a un’alimentazione sana e variegata, come la dieta mediterranea, ricca in particolare di frutta e verdura, di cereali e legumi, pesce (che andrebbe consumato due-tre volte a settimana), con pochi zuccheri e grassi animali e con poca carne rossa.
4. Mantenere un giusto peso rispetto alla propria altezza. Se si è sovrappeso o sottopeso porvi rimedio in modo appropriato prima di cercare una gravidanza.
5. Sospendere l’uso di bevande alcoliche (anche vino o birra) da quando si pensa di iniziare una gravidanza: anche in piccole dosi, infatti, gli alcolici possono compromettere il concepimento e lo sviluppo del feto. Occorre anche smettere di fumare, evitare di stare in ambienti dove qualcun altro fuma e non assumere sostanze stupefacenti di nessun tipo.
5. Prestare molta attenzione ai medicinali di cui si fa uso e comunicare sempre al medico che li prescrive l’intenzione di iniziare una gravidanza. Evitare anche l’esposizione a pesticidi e altre sostanze chimiche, specialmente nei luoghi di lavoro.
7. Prestare attenzione all’igiene per prevenire infezioni pericolose per il feto e, se non si è già immuni, vaccinarsi prima dell’inizio della gravidanza per varicella, rosolia ed epatite B.
8. Fare un test per le malattie sessualmente trasmissibili, come l’aids, la clamidia e la sifilide.
9. Riferire al medico la propria storia clinica, soprattutto quella relativa a eventuali gravidanze precedenti.
10. Informare il ginecologo se in famiglia, anche quelle di origine, vi sono casi di malattie genetiche, e comunque chiedere risposte a eventuali dubbi di qualsiasi natura, in modo da poter ricevere le giuste indicazioni.
Fonti / Bibliografia
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- Malattia emolitica del neonato - Ospedale Pediatrico Bambino GesùÈ causata dall'incompatibilità tra il gruppo sanguigno della madre e quello del feto. Può avere conseguenze gravi ma si può prevenire prima della nascita