La fertilità femminile non è illimitata ed eterna. Presto o tardi diminuisce e si esaurisce, per tutte le donne. Oltre che all’età, è legata anche alla riserva ovarica, ossia alla quantità e alla qualità degli ovociti, le cellule riproduttive femminili: ecco perché può accadere che anche donne giovani non riescano ad avere bambini.
Se il potenziale funzionale dell’ovaio viene compromesso per una qualsiasi ragione, il risultato può essere proprio una difficoltà a rimanere incinte. A confermarne il ruolo fondamentale è uno studio condotto da un team di ricercatori italiani, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, e pubblicato sulla rivista Human Reproduction.
Con questo termine si intende il potenziale riproduttivo di una donna. Si tratta, infatti, del patrimonio di follicoli presente nelle ovaie della donna in un determinato momento della sua vita. I follicoli sono le piccole sacche all’interno delle quali sono contenute le cellule uovo nei vari stadi di maturazione. In genere, in ogni ciclo mestruale solo un uovo raggiunge la maturità: nel periodo di ovulazione (circa a metà ciclo) il follicolo “scoppia” e la cellula matura, detta ovocita, viene espulsa dalle ovaie.
Ogni donna nasce con un certo numero di follicoli e di cellule uovo e non ne può produrre di nuovi ovociti: la riserva presente alla nascita, infatti, non può aumentare, ma solo diminuire, mese dopo mese. Più l’età della donna aumenta, dunque, più questa diminuisce. Non solo: con il passare del tempo, le cellule riproduttive femminili invecchiano e diventano meno efficienti, interferendo negativamente sulla fertilità. Per conoscere la riserva ovarica si possono effettuare alcuni test, come il dosaggio dei livelli di ormone follicolo-stimolante.
Come visto, la riserva ovarica è strettamente personale e dipende dall’età della donna. Come confermato dal nuovo studio, essa influenza in modo diretto la fertilità. La ricerca ha coinvolto 847 coppie. Tutte avevano difficoltà di concepimento per cui sono state sottoposte sia a diagnosi genetica preimpianto sia a procreazione assistita.
Dall’analisi dei dati attraverso l’intelligenza artificiale, gli autori hanno scoperto che questo fattore è una variabile molto importante per il successo riproduttivo. Non solo: hanno anche visto che essa è molto personale, per cui ci sono donne giovani ma con una bassa riserva ovarica e donne meno giovani ma con un più alto numero di ovociti residui. Per esempio, si è visto che una donna di 30 con una riserva ovarica ancora buona ha il 50% di probabilità di ottenere un embrione euploide (con un numero corretto di cromosomi), mentre in una donna di 30 anni con una riserva ovarica bassa questa percentuale si dimezza. In una donna di 40 anni queste chance sono del 30% se la riserva ovarica è alta e del 18% se la riserva è scarsa.
“Questa tecnica ci ha insegnato che l’età della donna penalizza la sua capacità riproduttiva, in quanto il numero di embrioni cromosomicamente adeguati che la stessa può produrre si riduce enormemente” ha spiegato il primo firmatario dello studio Antonio La Marca. “Per cui, all’età di 30 anni circa il 50% degli embrioni risulta essere euploide, mentre all’età di 40 anni lo è solo il 15%”.
Fonti / Bibliografia
- number and rate of euploid blastocysts in women undergoing IVF/ICSI cycles are strongly dependent on ovarian reserve and female age | Human Reproduction | Oxford AcademicAbstractSTUDY QUESTION. Can the possibility of having at least one euploid blastocyst for embryo transfer and the total number of euploid blastocysts be pr