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Gli esperti la chiamano ‘fertility awareness’, consapevolezza sulla propria fertilità. È importante conoscere il proprio potenziale riproduttivo, sottolineano gli esperti della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), per fare scelte oculate sul proprio futuro. Purtroppo in Italia questa consapevolezza sembra mancare, sia fra i giovani, che trascurano la propria fertilità, sia fra i medici, che non insistono abbastanza sul concetto di età fertile quando si rivolgono alle coppie.
La provetta non risolve tutto
Anche per questo motivo è sempre più frequente trovare nei centri di fecondazione assistita individui (maschi e femmine) in età fertile ormai “avanzata”, con un patrimonio riproduttivo ormai compromesso. Tra i tanti motivi del ritardo nel progettare una maternità ci sono i problemi economici, sociali e politici del nostro Paese. Ma è importante, ricordano gli esperti, anche ribadire l’esistenza di precisi limiti temporali dell’età fertile. Questa attività di informazione e sensibilizzazione andrebbe perseguita già negli adolescenti, all’inizio dell’attività sessuale.
La situazione in Italia
Per insistere sull’importanza della prevenzione in tema di fertilità, l’Eshre sta organizzando iniziative in tutta Europa, dirette sia alle scuole, affinché reintroducano progetti di educazione sessuale, sia nei centri di fecondazione assistita, anche quelli privati. « Questi ultimi sono numerosi nel nostro Paese e questo aumenta il ricorso alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) da parte di coppie in età avanzata, che dispongono di una maggiore disponibilità economica o non riescono a rientrano nelle liste di attesa del pubblico », spiega Maria Cristina Magli, presidente italiana della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre). « C’è ancora una forte disparità nell’offerta fra le varie Regioni e questo sta dando luogo, ancora oggi, a un ingente turismo riproduttivo da Sud verso Nord ».