Età fertile: ancora poche coppie ne conoscono l’importanza

Roberta Camisasca A cura di Roberta Camisasca Pubblicato il 09/08/2019 Aggiornato il 09/08/2019

Numero delle nascite ai minimi storici per l’Italia. Colpa anche della disinformazione: molte coppie non sanno che l’età fertile ha un limite.

Età fertile: ancora poche coppie ne conoscono l’importanza

Gli esperti la chiamano ‘fertility awareness’, consapevolezza sulla propria fertilità. È importante conoscere il proprio potenziale riproduttivo, sottolineano gli esperti della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), per fare scelte oculate sul proprio futuro. Purtroppo in Italia questa consapevolezza sembra mancare, sia fra i giovani, che trascurano la propria fertilità, sia fra i medici, che non insistono abbastanza sul concetto di età fertile quando si rivolgono alle coppie.

La provetta non risolve tutto

Anche per questo motivo è sempre più frequente trovare nei centri di fecondazione assistita individui (maschi e femmine) in età fertile ormai “avanzata”, con un patrimonio riproduttivo ormai compromesso. Tra i tanti motivi del ritardo nel progettare una maternità ci sono i problemi economici, sociali e politici del nostro Paese. Ma è importante, ricordano gli esperti, anche ribadire l’esistenza di precisi limiti temporali dell’età fertile. Questa attività di informazione e sensibilizzazione andrebbe perseguita già negli adolescenti, all’inizio dell’attività sessuale.

La situazione in Italia

Per insistere sull’importanza della prevenzione in tema di fertilità, l’Eshre sta organizzando iniziative in tutta Europa, dirette sia alle scuole, affinché reintroducano progetti di educazione sessuale, sia nei centri di fecondazione assistita, anche quelli privati. « Questi ultimi sono numerosi nel nostro Paese e questo aumenta il ricorso alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) da parte di coppie in età avanzata, che dispongono di una maggiore disponibilità economica o non riescono a rientrano nelle liste di attesa del pubblico », spiega Maria Cristina Magli, presidente italiana della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre). « C’è ancora una forte disparità nell’offerta fra le varie Regioni e questo sta dando luogo, ancora oggi, a un ingente turismo riproduttivo da Sud verso Nord ».

 
 
 

Da sapere!

Il calo delle nascite registrato nel 2018, con 128.000 bimbi in meno rispetto al 2008, pone l’Italia al livello minimo di nascite dal 1918 a oggi. Il numero medio di figli per donna è pari a 1,32 e nell’ultimo anno sono nati 9.000 bebè in meno.

 

Fonti / Bibliografia

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