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Gli ultimi studi fanno nuova luce sulla possibilità di assumere ferro per aumentare le probabilità di concepimento. Una di queste indagini, condotta alla Boston University School of Public Health, ha smontato questa ipotesi. Gli autori infatti non hanno riscontrato alcun legame scientificamente dimostrabile tra l’assunzione del ferro e la possibilità di un concepimento di successo.
Vari campi d’azione
Sottoponendo a questionari alcune donne in cerca di concepimento, gli scienziati americani non hanno rilevato nessi di causa-effetto tra l’assunzione di ferro eme (quello contenuto nella carne) e la possibilità di concepimento. Per quanto riguarda invece il ferro non-eme, presente soprattutto nelle verdure e negli integratori, è risultato invece legato a una probabilità leggermente più alta di un concepimento di successo, ma solo tra le donne che avevano già portato a termine la gravidanza o tra quelle che soffrivano di carenza di ferro dovuta a disfunzioni del ciclo mestruale. I risultati sono usciti su The Journal of Nutrition.
La ricerca americana
Il ferro interviene in diverse funzioni essenziali per l’organismo: produzione dei globuli rossi, trasporto di proteine necessarie per il metabolismo dell’ossigeno e dell’energia, rafforzamento del sistema immunitario. Nel sistema nervoso centrale è importante per la sintesi di neurotrasmettitori come la dopamina – il messaggero del piacere – e la serotonina – regolatore del buonumore.
Assunzione resta fondamentale
Gli esperti ribadiscono che è fondamentale un apporto adeguato durante tutta l’età fertile, anche se non è provato il legame con maggiori probabilità di concepimento. Critico anche il periodo della gestazione, poiché l’aumentato fabbisogno di ferro per lo sviluppo del feto e della placenta può indurre anemia nella future mamme, una condizione patologica che scaturisce da un deficit importante e prolungato di questo oligoelemento, aumenta il rischio di parto prematuro e di nascita di bambini con basso peso.