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Solo alla fine del puerperio (l’intervallo di tempo di circa 6-8 settimane successivo al parto, durante il quale l’organismo della neomamma recupera progressivamente le condizioni precedenti la gravidanza) il ciclo ovulatorio si riattiva e, di conseguenza, ogni mese ricompaiono le mestruazioni.
Se la neomamma allatta al seno il bambino, però, l’amenorrea (ovvero l’assenza di mestruazioni) post–partum può perdurare oltre questa scadenza e protrarsi anche fino a diversi mesi dopo la sospensione delle poppate: la prolattina, l’ormone responsabile della produzione di latte da parte della ghiandola mammaria, svolge infatti anche la funzione di inibire l’ovulazione. Ecco come ci si accorge di essere incinta durante l’allattamento con l’aiuto della dottoressa Daniela Fantini, ginecologa presso il consultorio Cemp di Milano.
Per questo motivo si parla di “amenorrea da allattamento”, identificando questo stato con una barriera naturale al concepimento. Importante è del resto sottolineare che la sicurezza di questo metodo anticoncezionale si fonda su una serie di condizioni che, se non rispettate in modo rigoroso, possono ridurla in modo più o meno rilevante e, in presenza di rapporti sessuali non protetti, una nuova gravidanza potrebbe avviarsi già a cominciare dalle settimane o mesi che seguono la nascita del bambino. Ecco, dunque, come ci si accorge di essere incinta durante l’allattamento.
Quante possibilità ci sono di rimanere incinta durante l’allattamento?
La concentrazione di prolattina necessaria ad assicurare alla neomamma che allatta una protezione contraccettiva valutata intorno al 98% (quindi del tutto simile a quella garantita da sistemi anticoncezionali, quali il preservativo o la spirale) si ottiene solo in presenza di tutte le seguenti condizioni:
– il bambino ha un’età inferiore ai 6 mesi;
– si nutre esclusivamente di latte materno e non ricevere altri liquidi (latte artificiale o tisane) o solidi aggiuntivi;
– si attacca al seno almeno 6 volte al giorno con un intervallo tra le poppate non superiore alle 4 ore;
– fa almeno una poppata durante la notte, senza che siano trascorse più di 6 ore dall’ultima poppata prima della nanna;
– non si sono evidenziate perdite (di sangue e di residui post parto) a partire dalla 8a settimana dopo il parto (fino a questa scadenza è del tutto naturale che siano state presenti sotto forma di lochiazioni allo scopo di ripulire l’utero).
Queste indicazioni risultano connesse al fatto che la secrezione di prolattina viene stimolata soprattutto dalla suzione del seno da parte del bambino.
Come evitare di rimanere incinta dopo il parto?
Fondamentale è chiarire che se una sola delle condizioni indicate non è presente, si può rimanere incinta anche mentre si allatta al seno. In caso di dubbi o incertezze, quindi, per evitare di avviare una nuova gravidanza troppo presto, durante la prima visita ginecologica di routine (circa 6 settimane dopo la nascita) è consigliabile farsi indicare dal proprio ginecologo un metodo contraccettivo.
Quelli più indicati in fase di allattamento sono il preservativo, la pillola monofasica che contiene solo progesterone desogestrel (cosiddetta minipillola), oppure la spirale o I.U.D. (dispositivo intrauterino) che però va applicata almeno 40 giorni dopo il parto ovvero quando l’utero ha ormai riacquistato le dimensioni precedenti la gravidanza.
Per potersi regolare meglio, è bene ricordare, inoltre, che la prima ovulazione dopo il parto non è mai preceduta da una mestruazione: al contrario il “capoparto” (cioè il primo flusso mestruale dopo la nascita del bambino) è anticipato di circa 2 settimane da un’ovulazione che quindi si verifica in assenza di alcun segnale della recuperata fertilità.