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Sempre più donne in Italia, più che negli altri Paesi europei, cercano di avere figli dopo i 40 anni. Nicola Surico, presidente della Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia), mette in guardia dalle facili aspettative, soprattutto quando ci si avvicina ai 50 anni.
Lei ha dichiarato che sottoporre una donna di 50 anni alla procreazione medicalmente assistita (Pma) significa creare delle illusioni.
L’età media della prima gravidanza si sta continuamente alzando, grazie anche ai progressi delle tecniche di fecondazione assistita, che creano aspettative di maternità tardiva sempre maggiori nelle coppie in età avanzata. Però il fattore età conta molto nel declino della fertilità femminile: il picco di fertilità viene raggiunto tra i 20 e i 25 anni, quando solo una bassa percentuale di donne ha una prima gravidanza; l’invecchiamento riproduttivo comincia infatti a 30 anni, per poi subire un drastico aumento verso i 40 anni, quando la probabilità di gravidanza è più che dimezzata, fino ad arrivare ai 45 anni con tassi di gravidanza vicini allo zero. Anche per le tecniche di fecondazione assistita, basta analizzare i registri nazionali per osservare una costante riduzione dei tassi di successo di pari passo con il progredire dell’età materna.
Nonostante tutti i progressi scientifici degli ultimi anni?
Non si può compensare il calo di fecondità associato all’età e poco si può fare contro il progredire dell’orologio biologico. Da un punto di vista evolutivo, la vita riproduttiva femminile è organizzata per salvaguardare le donne dai rischi associati alla gravidanza in età avanzata (come aborti spontanei, anomalie cromosomiche fetali, ipertensione gestazionale, parto prematuro). La riduzione della fertilità dipende da diversi fattori, ma il più importante è la riduzione del patrimonio follicolare, sia in termini quantitativi sia qualitativi. Studi su cicli di ovodonazioni in donne con più di 40 anni mostrano, infatti, un buon recupero dei normali tassi di gravidanza quando le pazienti ricevono ovociti di giovani donatrici: questo conferma il fatto che la qualità ovocitaria è il principale fattore responsabile del declino riproduttivo correlato all’età.
Eppure sempre più donne spostano in là l’età della gravidanza…
Nell’ultimo scorcio del XX secolo abbiamo assistito a un profondo cambiamento dell’immagine femminile legata al nuovo impegno delle donne nella società. Sempre più spesso le donne mettono in secondo piano, per desiderio o necessità, la maternità. Sovente si raggiunge l’indipendenza economica e sociale dopo la terza decade di vita e quindi il pensiero di iniziare la ricerca di una gravidanza arriva dopo i 35 anni. Tale dato è in disaccordo, però, con la vita riproduttiva biologica della donna. Se si considerano inoltre le mutazioni socio-culturali a cui si è assistito negli ultimi anni quali il divorzio, il secondo matrimonio o la convivenza con partner successivi, che hanno modificato il significato della genitorialità, frutto di scelte personali e di coppia, si spiega la difficoltà di queste nuove coppie di ottenere una gravidanza e quindi di completare il loro progetto di famiglia.