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Un ormone che protegge le ovaie potrebbe essere l’elemento chiave per preservare la fertilità nelle donne in cura contro il cancro al seno. Si chiama triptorelina e, somministrato in aggiunta agli usuali protocolli chemioterapici, sarebbe in grado di proteggere la funzionalità ovarica e di prevenire la menopausa precoce, che è una delle conseguenze cui vanno incontro molte delle donne sottoposte ai trattamenti antitumorali, particolarmente temuta soprattutto tra le giovani pazienti. A mettere in evidenza il ruolo di questo ormone è uno studio italiano pubblicato sulla rivista Jama dal team guidato da Lucia Del Mastro dell’Unità Sviluppo terapie innovative del San Martino-Istituto tumori di Genova: i ricercatori spiegano che somministrare alle pazienti la triptorelina durante la chemioterapia aumenta le probabilità che, una volta sconfitto il cancro, le donne possano diventare mamme.
In aumento tra le giovani
Il cancro al seno è in aumento tra le giovani donne: sebbene nella maggior parte dei casi questo tumore colpisca dopo i 50 anni, negli ultimi anni la percentuale delle donne tra i 30 e i 40 anni – e quindi in età fertile – interessate da questa neoplasia è in crescita (sono circa tremila le italiane che ogni anno vanno incontro a una diagnosi di cancro al seno prima dei 40 anni). È proprio per tentare di preservare la capacità riproduttiva delle pazienti in età fertile con tumore al seno che diversi studi sono stati orientati, negli ultimi anni, a scovare nuove strategie per evitare la compromissione della funzione ovarica – con conseguente menopausa precoce e perdita della fertilità – che spesso risulta essere uno degli effetti indesiderati delle cure antitumorali.
Una proposta innovativa
Per conservare la possibilità di avere una gravidanza al termine delle cure chemioterapiche alle pazienti viene generalmente proposto di congelare gli ovuli o il tessuto ovarico prima di sottoporsi ai trattamenti anticancro per poi procedere, a guarigione avvenuta, a tecniche di fecondazione assistita. Lo studio condotto da Del Mastro ha però messo in evidenza che è possibile proteggere le ovaie dagli effetti tossici della chemioterapia somministrando la triptorelina: questo ormone agirebbe infatti mettendo le ovaie “a riposo” durante la chemioterapia, evitandone il danneggiamento da parte dei farmaci antitumorali.
Una strategia sicura
Lo studio ha visto coinvolte 281 donne con un tumore del seno di 39 anni di età media, a metà delle quali è stata somministrata la triptorelina in aggiunta alle cure chemioterapiche. Come spiega Del Mastro, dai risultati è emerso che “rispetto alle donne curate con la sola chemioterapia, quelle che hanno ricevuto anche la cura ormonale con triptorelina hanno maggiori probabilità, sul lungo periodo, di recuperare la normale funzionalità ovarica. Il ritorno delle mestruazioni si è verificato nel 72,6% delle pazienti sottoposte alla cura sperimentale e nel 64% di quelle che erano state sottoposte alla sola chemioterapia. Appare inoltre chiaro che questa strategia è sicura, ovvero non espone le pazienti a pericoli maggiori di ricaduta del tumore”.