Papà a 40 anni: sì o no? In base a due studi condotti da IVI, clinica internazionale specializzata nella riproduzione assistita, è emerso come la soglia dei 40 anni, indicata da diversi studi come limite per considerare “avanzata” l’età di un uomo che vuole avere un figlio, possa essere spostata un po’ più in avanti visto che, come sottolineato dallo specialista in Medicina della riproduzione di IVI Roma, Mauro Cozzolino, l’età del papà non influisce sugli esiti ostetrici e perinatali della riproduzione assistita.
Prendendo in considerazione una macro-coorte di quasi 31mila uomini, tra donatori di sperma e pazienti avviati alla prassi per la fecondazione assistita tra i 21 e i 54 anni, e di oltre 34mila neonati, le due indagini si sono concentrate sul liquido seminale dell’uomo in età avanzata per valutarne eventuali effetti su gravidanza, parto e salute del neonato.
In particolare, i ricercatori hanno indagato alcuni indicatori di gravidanza e salute perinatale, tra cui quelli riferibili al peso del neonato, al tipo di parto, alla circonferenza della testa, fino al diabete gestazionale, l’ipertensione e la necessità di ricorrere alla terapia intensiva nel post-parto.
I dati raccolti hanno evidenziato come non vi sia un riscontro diretto di un calo della qualità del liquido seminale e della fertilità del futuro papà, portando i ricercatori di IVI a concludere come l’età avanzata dell’uomo non abbia grandi ripercussioni sugli esiti ostetrici e perinatali nei trattamenti di riproduzione assistita.
Come capire la fertilità di un uomo?
Come spiega la direttrice della Clinica Pma di Roma, specialista in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della riproduzione, Daniela Galliano, la poca incidenza dell’età sulla fertilità maschile è da ricercare nel processo di maturazione delle cellule germinali maschili, la spermatogenesi, che dalla pubertà in avanti non cessa praticamente mai, generando nuove cellule in ogni momento. Ciò porta spermatozoi sempre nuovi che, rispetto alla donna, permettono all’uomo di tenere alti livelli di fertilità anche una volta raggiunti i 40 anni.
L’argomento, sottolinea Cozzolino, necessita di ulteriori accertamenti visto che, in ogni caso, l’età avanzata di un uomo può comunque portare a eventuali problemi di salute associabili all’invecchiamento e a una qualità minore dello sperma, con un maggiore rischio (seppur molto raro) di problemi per il neonato. La variabile “età dell’uomo”, negli studi IVI, ha fatto riscontrare una maggiore incidenza di parto cesareo e una più alta probabilità di dare alla luce un maschietto.