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La depressione maschile riduce le possibilità di concepimento. Uno studio dell’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development, appartenente al Dipartimento di salute degli Stati Uniti, esaminando i dati di coppie trattate per l’infertilità, ha dimostrato che la depressione maschile è associata a tassi di gravidanza molto più bassi.
Una causa dell’infertilità
Ricerche precedenti hanno dimostrato che, tra le donne che cercano trattamenti per la fertilità, circa il 40% mostra sintomi di depressione. Mentre un altro ha mostrato che tra gli uomini che eseguono trattamenti di fecondazione in vitro, quasi la metà ha sperimentato questo problema. I ricercatori americani hanno così scoperto che, tra le coppie in cui l’uomo soffre di depressione maggiore, il concepimento e la nascita del bimbo sono il 60% in meno rispetto alle coppie in cui lui è sano.
Una malattia in aumento
La depressione, considerato come il disturbo psichiatrico più comune, è una malattia in aumento: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, a partire dal 2020 sarà la seconda patologia in termini di prevalenza dopo le patologie cardiovascolari. Oltre a ostacolare il concepimento, è la principale causa di invalidità a livello globale e rappresenta il 7.5% di disabilità globale secondo i dati del 2015.
A rischio chi è ammalato
In Europa, oltre 40 milioni di persone soffrono di depressione – un individuo su 25 – e circa 322 milioni ne sono affetti in tutto il mondo. Anche se colpisce in maniera prevalente le donne, come nel post parto, risulta in aumento anche la depressione maschile. Gli individui affetti da malattie fisiche sono da 3 a 6 volte più vulnerabili, manifestando periodi di malattia più lunghi, minore successo terapeutico e maggiori costi economici.
Minaccia globale
La depressione è la causa principale dei quasi 800mila decessi per suicidio nel mondo ogni anno. Circa 750 miliardi di euro vengono persi nel mondo ogni anno. Secondo l’Oms, si tratta di una minaccia globale di salute ancora sottovalutata sia dai medici che dai malati. Purtroppo, infatti, fino al 90% delle persone malate non riceve un trattamento adeguato e il 50% non lo riceve affatto.