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Si può preservare la fertilità dopo un tumore, ma pochi lo sanno. Inoltre, nel nostro Paese ci sono diverse problematiche che impediscono agli aspiranti genitori alla soglia dei 40 anni, con alle spalle una storia di tumore, di coronare il loro sogno. Per questo l’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), la Sie (Società italiana di endocrinologia) e la Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetrica) hanno firmato nuove Linee guida per ribadire che si può preservare la fertilità dopo un tumore.
Sempre più giovani si ammalano
I dati rilevano che ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 30 nuovi casi di tumore in individui con meno di 40 anni. I più comuni sono, nella donna, i tumori della mammella, della tiroide, del colon-retto, della cervice uterina e i melanomi, nell’uomo i tumori del testicolo, del colon-retto e della tiroide, i melanomi e i linfomi non-Hodgkin. In totale, circa 5mila donne e 3mila uomini all’anno si ammalano in giovane età, spesso prima di diventare genitori, ma solo il 10% ha accesso alle tecniche di preservazione della fertilità. Chi vuole diventare madre o padre dovrebbe invece pensarci prima di iniziare i trattamenti antitumorali, che spesso compromettono la fertilità in vari modi.
Serve una rete di centri di oncofertilità
Gli specialisti chiedono, dunque, al ministro della Salute di attivare tutte le misure necessarie a migliorare la comunicazione tra i reparti di oncologia presenti sul territorio italiano (circa 300) e i Centri di procreazione medicalmente assistita (178). Secondo gli esperti è necessario promuovere una rete nazionale di Centri di oncofertilità, nonché migliorare fra i medici la cultura della preservazione della fertilità dopo un tumore, affinché vengano informati i giovani sotto i 40 anni che si può preservare la fertilità dopo un tumore. Ciò consentirà, dal momento in cui a un uomo o una donna viene diagnosticato un tumore, di metterlo/a direttamente in contatto con il centro pubblico di riferimento per procedere, dopo un’adeguata consulenza, alla crioconservazione dei gameti prima dell’inizio delle terapie, eludendo le liste d’attesa.
Interventi in tempi brevi
La consulenza specialistica dovrà avvenire entro 24-48 ore. In ogni Regione dovrebbe essere istituito almeno un Centro di riferimento in cui operino team multidisciplinari composti da ginecologi, senologi, andrologi, biologi e psicologi, collegati in rete con i centri oncologici ed ematologici specializzati nella gestione della fertilità.