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In passato la responsabilità dell’ infertilità, all’interno della coppia, veniva sempre attribuita alla donna. L’uomo, perlopiù, rimaneva “fuori” dalla questione. Negli anni si è invece capito che, così come accade nella donna, anche nell’uomo possono esserci alcune meccanismi che non funzionano a dovere e che comportano la mancanza di fertilità. Per quanto riguarda in particolare le cause più frequenti, gli esperti spiegano che sono divise al 50% tra uomini e donne.
I problemi nell’uomo…
Nel maschio le cause più frequenti di infertilità riguardano nella maggior parte dei casi una causa congenita, ossia un’alterazione alla nascita che porta a una minor produzione di spermatozoi. Non secondarie sono poi le concause come stress, inquinamento e fumo.
…e nella donna
In questo caso per circa l’80% delle donne l’infertilità è causata dall’età, poiché sono sempre di più le donne che fanno il primo figlio dopo i 35 anni. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, la data della prima gravidanza si è spostata, dal 1970 ad oggi, dai 22 ai 36 anni: una questione sicuramente più grave di quanto comunemente si creda, dal momento che già a 30 anni il patrimonio follicolare di una donna è ridotto di oltre il 50%, a 35 anni rimane solo il 20% e a 40 si riduce al 5%.
Problemi economici e di lavoro
“All’origine ci sono soprattutto problemi sociali, come la carriera o il bisogno di indipendenza, o economici, e quindi la donna tende a ritardare il momento di avere un figlio”, sottolinea Luca Mencaglia, direttore dell’Unità operativa complessa Centro procreazione medicalmente assistita dell’Usl sud-est Toscana e organizzatore del primo Congresso nazionale sulla Procreazione medicalmente assistita tenutosi di recente a Firenze.
Invecchiamento della popolazione
Lo spostamento in avanti dell’età in cui la donna tende ad avere il primo figlio comporta inevitabilmente conseguenze sull’invecchiamento della popolazione: “Per mantenere il corretto “turn over” ogni donna dovrebbe avere due figli, mentre in questo momento siamo a 1,3. Questo significa che nel 2050 avremo l’86% di popolazione ultra 80enne, con conseguenze pericolose anche sul welfare”.