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Fino a non molti anni fa vigeva l’errata convinzione che la sterilità femminile fosse predominante. Questo ha fatto sì che non si prestasse troppa attenzione all’ infertilità maschile e alle sue cause. Durante il recente congresso dell’European society of Human reproduction and embryology sono stati presentati diversi studi sul tema dall’istituzione spagnola IVI che si occupa di riproduzione assistita.
Le cause della sterilità maschile
L’azoospermia è definita come la totale mancanza di spermatozoi nel liquido seminale. Può essere di due tipi:
- secretiva: la più grave, in quanto implica un difetto nel processo di formazione delle cellule sessuali maschili e impedisce la produzione di spermatozoi;
- ostruttiva: consiste in un difetto nei tubuli seminiferi che impedisce la fuoriuscita di spermatozoi e può derivare anche da un incidente o da un intervento chirurgico.
Nuovi studi per esami meno invasivi
Attualmente per diagnosticare l’azoospermia occorre effettuare una biopsia ai testicoli. Ma sono allo studio altri esami meno invasive. La dottoressa Marga Esbert di IVI, per esempio, sta studiando la capacità predittiva di differenti fattori (marker) di rilevare la presenza di spermatozoi nel testicolo prima di ricorrere alla biopsia: livello di ormone follicolo-stimolante (FSH), indice di massa corporea, dimensione dei testicoli ed eventuale patologia. La ricerca ha dimostrato che in funzione del volume testicolare si può valutare in maniera abbastanza attendibile la presenza di spermatozoi. Il team sta ora lavorando per ottenere altri tipi di marcatori, come proteine e Micro-RNA dai campioni di pazienti azoospermici per consentire di prevedere se il testicolo sia funzionale.