Infertilità maschile: un aiuto dalla chirurgia?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/10/2014 Aggiornato il 13/10/2014

Una particolare tecnica chirurgica potrebbe essere in grado di risolvere anche i casi più complessi di infertilità maschile. Ecco come funziona 

Infertilità maschile: un aiuto dalla chirurgia?

Sono sempre più numerose le coppie che non riescono ad avere figli. La ragione principale è l’età avanzata, che rappresenta un ostacolo soprattutto per la donna. Non è raro, però, che la colpa del mancato concepimento sia di un’infertilità maschile. Ora arriva una nuova speranza per gli uomini che presentano una problematica di questo tipo. Si tratta di una particolare tecnica di microchirurgia, che promette di recuperare anche gli spermatozoi più “nascosti” e difficili da raggiungere.

Un problema con più cause

L’infertilità maschile può dipendere da tanti fattori diversi. Può essere legata a un numero insufficiente di spermatozoi, a una scarsa vitalità del liquido seminale o ad anomalie delle stesse cellule riproduttrici. Nei casi più seri è il risultato di azoospermie, ossia di malattie in cui non sono presenti spermatozoi nel liquido seminale a causa di difetti strutturali, che possono derivare per esempio da anomalie genetiche o da trattamenti chemioterapici, o essere l’esito di infezioni (tipo la parotite).

Nuove speranze

Fino a qualche tempo fa un uomo affetto da azoospermia aveva scarsissime possibilità di concepire, anche ricorrendo alle diverse tecniche di fecondazione assistita. Oggi, invece, le cose sono diverse. Infatti, da qualche tempo, è stata messa a punto una tecnica microchirurgica, chiamata microTESE, in grado di recuperare i pochi spermatozoi prodotti.

Si usa un microscopio operatore

La metodica in grado di trattare l’infertilità maschile si avvale dell’utilizzo di un microscopio operatore, in grado di ingrandire fino a 15-36 volti l’area trattata. In questo modo, il medico riesce a individuare e a prelevare parti piccolissime dei tubuli seminiferi. Si tratta delle strutture del testicolo deputate alla produzione di spermatozoi. È molto probabile, dunque, che all’interno dei tubicini “espiantati” siano presenti alcune cellule produttrici. L’ideale è prelevare i segmenti più dilatati: infatti, il rigonfiamento potrebbe essere indice della presenza degli spermatozoi. Il microscopio è di grande aiuto nell’individuazione dei tratti migliori da estrarre.

Le percentuali di successo sono elevate

“I risultati che abbiamo ottenuto nell’ultimo anno vanno oltre quanto mediamente riportato dalla letteratura scientifica. La mia decennale consuetudine a operare numerosissimi casi con prognosi alquanto sfavorevole pervenutimi da altri Centri mi ha portato a ripetuti e rilevanti affinamenti tecnologici che ci hanno permesso un recupero positivo nel 70 per cento degli operati” ha spiegato Giovanni Maria Colpi, uro-andrologo del Centro di Medicina della Riproduzione ProCrea di Lugano.

In breve

LA fecondazione eterologa NON SERVE SEMPRE

Secondo le stime, meno dell’1% dei casi di infertilità maschile richiede il ricorso alla fecondazione eterologa.

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