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Negli ultimi 50 anni il numero di spermatozoi prodotti mediamente da un uomo si è dimezzato ed è aumentata la percentuale di quelli inefficienti perché troppo lenti, deboli o portatori di difetti genetici. Molte ricerche stanno cercando di individuare le cause dell’aumento dell’infertilità maschile e ora un nuovo studio condotto dall’università di Nottingham, in Gran Bretagna, sostiene che la colpa potrebbe essere della plastica, in particolare di due sostanze che contiene.
Colpa di due sostanze
La prima è il Pcb-153, ovvero i cosiddetti policlorobifenili, la cui tossicità era già nota da tempo tanto che ne è stata vietata la produzione già negli anni 70; purtroppo questa sostanza permane a lungo negli ambienti domestici, negli oggetti di plastica e in alcune componenti elettriche.
La seconda sostanza incriminata si chiama di-2-etilesilftalato (Dehp), un materiale che viene impiegato per rendere le plastiche più flessibili. I ricercatori hanno condotto la loro analisi soprattutto sui cani e proprio per questa ragione suggeriscono di aver prudenza prima di attribuire lo stesso risultato all’uomo. In ogni caso sugli animali esaminati è stata riscontrata una diretta correlazione tra l’esposizione a queste plastiche e l’infertilità maschile.
Gli interferenti endocrini
L’evidenza scientifica dimostra che inquinamento ambientale e infertilità maschile sono due facce della stessa medaglia. Numerosi studi documentano come l’esposizione cronica agli interferenti endocrini, anche in piccola quantità, sia potenzialmente responsabile, soprattutto in alcune fasce di età, quali il periodo di sviluppo fetale e la pubertà, di alterazioni dell’apparato riproduttivo maschile. Per esempio il bisfenolo A, che si trova nella maggior parte degli oggetti in plastica. Uno studio dell’Università spagnola di Murcia ha confermato che a una maggiore concentrazione urinaria di bisfenolo A della plastica corrisponde un minor numero di spermatozoi nel liquido seminale.
I periodi più a rischio
Per ora non esistono valori minimi di soglia di concentrazione a indicare l’effetto tossico per molti tra i vari interferenti endocrini, ma è certo è che il periodo fetale e la pubertà rappresentano un periodo finestra maggiormente vulnerabile agli effetti degli interferenti endocrini sullo sviluppo sessuale.
Fonti / Bibliografia
- Chemical pollutants in the home degrade fertility in both men and dogs, study finds - The University of NottinghamNew research by scientists at the University of Nottingham suggests that environmental contaminants found in the home and diet have the same adverse effects on male fertility in both humans and in domestic dogs.