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Andrologo, questo sconosciuto. In caso di difficoltà a concepire i controlli che vengono effettuati sulla coppia riguardano soprattutto le donne, mentre i problemi legati all’ infertilità maschile vengono spesso ignorati. A spiegarlo sono gli andrologi della Sia, la Società italiana di andrologia, secondo cui una coppia su quattro con problemi di fertilità “salta” il controllo sull’uomo concentrandosi – a volte fino anche ad accanirsi – solo sulla donna.
Infertilità maschile raddoppiata
Questo fenomeno rispecchia un retaggio culturale duro a morire: quello secondo cui i problemi di infertilità attengono in particolar modo alla sfera femminile. Eppure l’ infertilità maschile negli ultimi trent’anni è raddoppiata, e nella difficoltà a concepire il fattore maschile è ormai esattamente sovrapponibile a quello femminile.
Più controlli sugli uomini
Dai dati raccolti dalla Sia emerge che, in caso di difficoltà nel concepimento, un iter diagnostico che preveda sin da subito l’intervento parallelo del ginecologo per la donna e dell’andrologo per l’uomo consentirebbe di evitare almeno ottomila procedure di procreazione medicalmente assistita (pma) all’anno, con un risparmio di oltre 150 milioni di euro e, nei casi in cui la procedura resti indispensabile, migliorarne fino al 50% la probabilità di successo.
Dalla “Pma” alla “Pna”
Gli andrologi spiegano inoltre che se gli uomini si sottoponessero a una buona prevenzione per la loro salute riproduttiva i disturbi di fertilità delle coppie potrebbero essere intercettati fino a dieci anni prima di quanto accade oggi e, intervenendo con gli opportuni trattamenti, le possibilità delle coppie di concepire un figlio in modo naturale potrebbero migliorare, riducendo il ricorso alla procreazione medicalmente assistita in favore della cosiddetta “procreazione naturalmente assistita”.