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Perché l’uomo oggi ha una capacità riproduttiva inferiore rispetto al passato? Le ricerche continuano a indagare sulle cause di infertilità maschile che sono le più diverse: dalla dieta squilibrata alla sedentarietà, dal fumo all’inquinamento. Nelle aree in cui si rilevano concentrazioni elevate di pesticidi, perfluorati, metalli pesanti, diossine e ftalati, sostanze che agiscono come interferenti endocrini (mimano cioè l’effetto degli estrogeni con ripercussioni sulla salute sessuale e riproduttiva di entrambi i generi), infatti, i tassi di fertilità sono più bassi.
L’indagine in aree ad alto rischio
Un progetto di ricerca internazionale che ha coinvolto uomini italiani residenti in aree ad alta densità industriale ha rivelato dati inequivocabili sulla vitalità e fertilità del seme maschile di chi vive in aree dense di inquinamento, come Taranto o la Terra dei Fuochi (province di Napoli e Caserta), se comparati con quelli di chi abita in zone non considerate a rischio. È emerso che, sia i lavoratori delle acciaierie sia gli uomini che vivono in un’area altamente inquinata, mostrano una percentuale media di frammentazione del Dna dello sperma superiore al 30%. Gli iperfluorati, usati in un’ampia varietà di prodotti di consumo, gli ftalati, impiegati nei giocattoli per bambini, i parabeni, utilizzati soprattutto nei profumi e nei saponi, il bisfenolo A, usato per la produzione di plastiche quotidiane, e le diossine, sviluppate dagli incendi di materiale plastico e dai rifiuti di ogni genere abbandonati nell’ambiente, sono un mix pericoloso che può provocare, in caso di esposizione continua e prolungata, mutazioni epigenetiche nel feto che si trasmettono da una generazione all’altra, in maniera irreversibile.
Problema ancora poco conosciuto
L’ infertilità maschile rappresenta il 40% dei casi di sterilità. Ciononostante, permane la scarsa conoscenza da parte dell’uomo degli aspetti che possono favorirla (uso di droghe, malattie sessualmente trasmesse, varicocele, oltre a fumo, dieta e inquinamento). Eppure basterebbe poco per la diagnosi: uno spermiogramma, esame per nulla invasivo e poco costoso. L’ideale, sottolineano gli esperti, sarebbe uno screening tra i 18 e i 20 anni, supportato da campagne di comunicazione mirate. Le terapie per l’ infertilità maschile, infatti, esistono, ma non sempre hanno successo, quindi giocare sulla prevenzione diventa fondamentale.