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In quasi 70 anni il tasso di fertilità medio in tutto il mondo si è quasi dimezzato, tanto che in quasi la metà dei Paesi (91) presi in considerazione il numero di figli non basta a garantire l’attuale numero di abitanti. Lo evidenzia il rapporto Global Burden of Disease pubblicato sulla rivista medica Lancet.
Divergenze sempre più profonde
La popolazione mondiale però nello stesso periodo è quasi triplicata, passando da 2,6 miliardi di persone a 7,6 miliardi. Nel 1950 il numero medio di figli per donna era di 4,7, mentre nel 2017 è sceso a 2,4, pur con grandi differenze tra un Paese e l’altro. In particolare in molti Paesi europei (come Spagna, Portogallo, Norvegia, Cipro), a Singapore, in Sud Corea, Australia e Usa, ogni donna ha meno di due figli. Si va dal picco massimo del Niger con ben 7,1 figli per donna, a quello minimo di Cipro di uno solo. Se si scende sotto la soglia di 2,1, la popolazione inizierà a ridursi.
Tante variabili in gioco
È stato raggiunto un livello spartiacque, in cui la metà dei Paesi ha un tasso di fertilità in calo, insufficiente a garantire il ricambio della popolazione. Se non si interviene, la popolazione calerà. Metà delle nazioni produce ancora abbastanza figli per crescere, ma visto che sempre più Paesi crescono economicamente, il tasso di fertilità si abbasserà. Ci sono tuttavia altre variabili che influiscono sulla densità di popolazione, come il tasso di mortalità e la migrazione.
La situazione in Italia
Per quanto riguarda l’Italia, il nostro è il Paese con un tasso di natalità tra i più bassi al mondo – nel 2017 si sono registrate 7,6 nascite ogni 1.000 abitanti – e con un tasso di fertilità in calo: si parla di 1,34 figli per donna nell’ultimo anno. Gli studi hanno dimostrato che, oltre ai fattori genetici come l’età e la storia personale, la fertilità può essere influenzata negativamente da abitudini di vita come dieta, sedentarietà, eccesso di alcol e fumo, e dall’esposizione a sostanze tossiche ambientali.