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Ringiovanimento ovarico: così è stata chiamata una metodica che potrebbe in futuro aiutare ad avere un figlio le donne che hanno una bassa riserva ovarica dovuta alle più svariate ragioni, compresa la menopausa precoce.
Come cala la fertilità
La riserva ovarica è il patrimonio di follicoli di cui la donna dispone fin dalla nascita e che diminuisce con il passare degli anni. Nel corso della sua vita fertile, che va dalla prima mestruazione alla menopausa, solo qualche centinaio dei 1-2 milioni di follicoli raggiungono la maturazione e diventano ovociti che possono essere fecondati.
Un procedimento complesso
La tecnica del ringiovanimento ovarico prevede la riattivazione, mediante un processo particolare che si avvale anche dell’utilizzo di cellule staminali del midollo osseo, di follicoli presenti nelle ovaie. Questi follicoli, in assenza della procedura, non raggiungerebbero la maturazione e quindi non potrebbero permettere la gravidanza. La metodica può trovare applicazione in particolare nelle donne che hanno avuto una menopausa precoce, ovvero quando le ovaie hanno smesso di funzionare prima dei 40 anni. A determinare la menopausa precoce, può essere la predisposizione genetica, uno stile di vita scorretto (fumo, alcol, dieta sbilanciata) o anche trattamenti invasivi come interventi chirurgici, chemioterapia e radioterapia.
Il parere dell’esperto
“Non si può escludere che la metodica possa essere un’opportunità in futuro – afferma il professor Giovanni Scambia, direttore dell’Area salute donna del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia – tuttavia è oggi a uno stadio totalmente sperimentale, quindi non è possibile esprimere un parere sui risultati che potrà produrre. Certo è che l’Italia è uno dei Paesi più all’avanguardia nell’ambito della cura dell’infertilità, quindi è verosimile che, semmai la tecnica dovesse dimostrarsi d’aiuto, anche nei nostri centri potrebbe essere presa in considerazione”.