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Per lo più si arriva alla decisione di tentare un trattamento di procreazione medicalmente assistita dopo una diagnosi di infertilità e le cause possono essere diverse, di natura sia biologica sia psicologica. Un’indagine del 2017 riportava che il 40% delle coppie che inizia un percorso di Pma abbandona il processo in corsa. Senz’altro l’abbandono ha cause psicologiche ed emotive.
Parlarne è importante ma può essere difficile
Le coppie che si sottopongono a un trattamento di procreazione medicalmente assistita hanno un forte desiderio di riservatezza: la necessità di parlare e condividere con i propri cari il periodo difficile che stanno vivendo, sia da un punto di vista emotivo sia organizzativo, si contrappone infatti al disagio di rivelare di non potere procreare in maniera naturale. In genere, le prime persone alle quali molte coppie confidano il problema e dalle quali sono supportate nella scelta sono i genitori e le rispettive famiglie di origine. Ma ci sono anche coppie che ne temono il giudizio negativo, le domande oppure un eccesso di coinvolgimento emotivo. Secondo la dottoressa Francesca Zucchetta, psicologa-psicoterapeuta esperta in tematiche di infertilità di coppia e procreazione medicalmente assistita di Clinica Eugin, le coppie sono consapevoli che, talvolta, le tecniche di Pma possono risultare difficili da accettare per le generazioni più mature, entrando in alcuni casi in conflitto con le loro credenze.
Il supporto della famiglia
La coppia è talvolta portata a pensare che il dolore legato alla difficoltà nel concepire un bambino riguardi solo loro e non i loro cari. Un dialogo aperto con genitori e suoceri sulle difficoltà a concepire e sulla procreazione assistita, sia di tipo omologo sia di tipo eterologo è, invece, un passaggio molto utile affinché le coppie possano affrontare il loro percorso di ricerca della genitorialità con serenità e positività. È importante prendersi del tempo per rispondere alle domande della propria famiglia e spiegare con calma le differenti possibilità a disposizione e le varie alternative e lasciare ai futuri nonni e zii il tempo per comprendere e accettare.
Il conforto degli amici
Secondo la dottoressa Zucchetta, le coppie che si sottopongono a un trattamento di riproduzione assistita hanno bisogno di circondarsi anche di amici discreti ma attenti e disponibili, che non facciano troppe domande ma che siano sempre disposti ad ascoltare. Per alcune coppie può essere importante dialogare con amici che, come loro, stanno vivendo la stessa esperienza. L’obiettivo è sentirsi capiti, poter parlare del trattamento, sfogare le proprie emozioni. La coppia ha bisogno di confidarsi con persone ottimiste, che non giudicano, che scelgano bene le loro parole, che evitino di essere impacciati, che sappiano creare un’atmosfera rilassata.