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Procreazione medicalmente assistita. Si scrive tanto sul limite tra legalità e illegalità, tra questione morale e di come sfidare la natura possa essere “troppo”. Ma, effettivamente, quanto ne sappiamo per darne un giudizio critico? Molto poco. Secondo un’indagine Swg, condotta su un campione di mille persone, gli italiani non sono ben informati e c’è molta confusione. La maggioranza ha sentito parlare di procreazione assistita ma il 72% è poco o per niente informato.
Scopo: il concepimento
Una coppia che, dopo numerosi tentativi mirati a concepire, non riesce ad avere un figlio, accertato che esiste un problema di infertilità, può ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (pma). Non si tratta di una modalità, ma di più tecniche utilizzabili per arrivare artificialmente alla fecondazione, ossia alla fusione, all’interno del corpo della donna, dell’ovocita e dello spermatozoo per l’inizio di una gravidanza.
Retaggi culturali superati
Gli italiani tradizionalisti rompono, però, gli schemi del passato: l’84% degli intervistati vede la pma come un fattore di progresso a beneficio della coppia che non riesce a concepire naturalmente. Un passo decisamente in avanti dal punto di vista culturale. Il 68% del campione si dichiara favorevole alla procreazione assistita, specie i più giovani, probabilmente perché meno condizionati da retaggi culturali. Emergono, però, dubbi e perplessità di carattere etico: una consistente parte degli intervistati ritiene che scegliere la procreazione medicalmente assistita sia difficile soprattutto rispetto alla famiglia e alla società. I titubanti sono di più al Sud, il 56%, contro il 41 del Centro e il 48%del Nord. I numeri sono sempre più alti al Sud (54%) riguardo al dubbio che le tecniche utilizzate possano portare a una selezione degli embrioni contraria all’etica, mentre il Centro si attesta al 34 a fronte del 47% del nord Italia.
Mancano i donatori
Anche se è caduto il divieto imposto in precedenza dalla Legge 40 sulla fecondazione eterologa (in cui il seme o l’ovulo appartengono a una terza persona esterna alla coppia), a questa metodica in Italia si fa ancora poco ricorso. Di fatto mancano i donatori, sicuramente per la scarsità di conoscenza sull’argomento. Infatti, del 68% favorevole alla Pma, addirittura il 40% si rivolgerebbe all’estero e il 2 lo ha già fatto. Dei favorevoli, poi, il 26% vorrebbe ricorrere a strutture presenti in Italia. Il problema è che manca una cultura della donazione e su questo aspetto molto bisogna ancora fare.